24/3/2006: l’eremo nella nebbia
“Eccolo, arriva!” -annuncia Christian, preparando la macchina fotografica.
Ci voltiamo, sporgendoci dal muretto per vedere il rettilineo sottostante, dove la strada si impenna oltre il 20%. Gianni appare subito dopo, sbucando dal penultimo tornante. Spinge la bici, ma forse la cosa gli costa più fatica di quella che avrebbe fatto rimanendo in sella. Le scarpe, dotate di “tacchette”, non permettono una buona presa sul cemento viscido che ricopre la strada e ad ogni passo c’è il rischio di una scivolata. Sbuffa, ma ormai è alla fine. Quando sente le nostre incitazioni impenna la bici, quasi a far capire che non è alla frutta e che se non fosse reduce da una doppia frattura alle costole ce l’avrebbe fatta, eccome.
Può sembrare strano iniziare la cronaca della prima prova del trofeo Bonatti 2006 con l’arrivo dell’ultimo classificato, eppure è il modo migliore per inquadrare lo spirito che ha animato la giornata e che è quello giusto per questo tipo di incontri. Perché il ciclismo, più di altri sport, è prima di tutto caparbietà, forse testardaggine, nel continuare anche quando il buon senso suggerirebbe di mollare. I ciclisti “per hobby”, dopotutto, non sono pagati, né hanno sponsor che li costringano a giungere in bici fin sull’arrivo di un eremo sperduto, tra nebbia, freddo e pioggia. Se lo fanno, è perché sono mossi da una passione che è impossibile da capire per chi non appartiene al mondo del pedale. Non deve sorprendere, quindi, la determinazione di Gianni nel percorrere la salita fino all’ultimo metro, contando solo sulle proprie forze, rifiutando un comodo passaggio in auto nonostante le insistenze del D.S. Carlo.
Va aggiunto che in questo caso non si trattava di una salita “normale”. L’ultimo chilometro si direbbe più adatto ad un alpinista, che ad un pedalatore. Una stradaccia che sembra tracciata con il sadico intento di rendere la salita più faticosa possibile, con tratti in cemento grezzo che superano il 20% di pendenza. Il tutto reso ancor più difficile da una giornata fredda e piovosa, con una temperatura che all’arrivo oscillava tra i 3 ed i 4 gradi.
Nemmeno alla partenza la situazione era più incoraggiante. Causa il clamoroso ritardo dell’organizzatore Marco Bonatti, che viaggiando verso il ritrovo di Lonato (BS) ha perso più volte la bussola e la testa, si è deciso di percorrere in auto la discesa che portava sul lungolago per recuperare parte del tempo perso. Così la partenza viene spostata a Moniga, un paesino posto sul lago tra Desenzano e Salò, dove risulta facile trovare un parcheggio e prendere finalmente il via, nonostante manchi poco a mezzogiorno e la pioggia non accenni a diminuire. Partecipano a questa prova del trofeo l’organizzatore Marco Bonatti (sconfortato per la figuraccia rimediata), Peter, Marco, Gianni e Giovanni, al suo esordio; menzione a parte per il sempre più scalcinato Christian, che comunque ha il merito di essere ancora una volta nella mischia. Scontata, ovviamente, la presenza del D.S. Carlo, un vero e proprio tuttofare, a cui il gruppo può far sempre riferimento per ogni tipo di evenienza grazie alla più che trentennale esperienza nel settore.
La pioggia, il ritardo e l’incertezza sul modo di gestire il ritorno sembrano per un po’ smorzare gli entusiasmi. Ci si mette anche la bici di Christian a costringere tutti ad un ulteriore stop, un residuato bellico il cui cambio, si scoprirà poi, funziona solo ruotando il manubrio!
Ma in un gruppo così affiatato il divertimento finisce inevitabilmente per prevalere. Così, tra una battuta ed una imprecazione per il tempaccio infame, si giunge a Salò, dove inizia il lungolago. La strada non è del tutto pianeggiante: qualche strappetto evidenzia la giornata difficile di Gianni, e Marco Bonatti ha il suo bel da fare nel trattenere gli altri, che già scalpitano. Dopo Gargnano, l’ultimo paese prima dell’inizio della salita, una rampa più lunga delle altre fa sfilacciare il gruppo. E’ necessaria una sosta, perché si è in vista di una lunga galleria che va fatta tutti insieme, alla luce dei fari della macchina di Carlo. La sosta rovina i piani a Christian, che un paio di chilometri prima aveva approfittato di un semaforo rosso per scattare e prendere un bel vantaggio. Una delle sue solite “furbate” che però questa volta non è servita!
E si inizia la salita! Un paio di chilometri per rompere il ghiaccio, poi Marco Bonatti si mette in testa e forza l’andatura. Dietro rimane Peter, che sembra tenere agevolmente il passo ed anzi, dopo un breve falsopiano si piazza davanti ed inizia a mulinare un rapportino ad un ritmo davvero niente male. A seguire la coppia di testa c’è un “novellino”, ma solo per modo di dire, in quanto Giovanni è un quarantenne in grande forma, nonostante i pressanti impegni di lavoro e famiglia. In quarta posizione uno degli affezionati del trofeo Bonatti, Marco A., che sale in scioltezza, risparmiando energie preziose in vista dell’ultimo, durissimo chilometro. Segue a distanza Gianni, che con le condizioni fisiche attuali non può far altro che cercare di limitare i danni. Visto quello che è stato capace di fare lo scorso ottobre, avrà certamente altre occasioni di mettersi in mostra. Manca all’appello Christian; con quella bici non poteva francamente fare altro che salire in macchina e improvvisarsi fotografo. A lui l’onore delle armi, sperando di poterlo vedere meglio attrezzato nelle prossime prove.
Al quarto chilometro Peter mette il turbo e Marco Bonatti non può far altro che lasciarlo andare, proseguendo con il proprio passo. Nel frattempo cala la nebbia: ci mancava solo questo per completare la giornata! La visibilità è ridotta a cinquanta metri. Senza punti di riferimento, sotto la pioggia e con una temperatura di pochi gradi sopra lo zero, questa prima prova del Trofeo Bonatti 2006 avrebbe potuto trasformarsi, con gli uomini sbagliati, in un episodio in stile fantozziano, con i ciclisti fermi a bordo strada a implorare un passaggio. Non succede nulla di tutto questo: si prosegue senza bisogno del minimo aiuto, e così fino all’arrivo. Superati brillantemente gli ultimi, durissimi 600 metri ecco sfilare uno ad uno Peter (tempo della salita: 31’20”), Marco (a 1’40”), poi Giovanni (a 4’30”), Marco (a 9’45”), infine Gianni a 20′.
Congratulazioni a tutti!
Ciao ragazzi, vorrei richiamare tutti ad una maggiore puntualità al ritrovo :-)))
Non ho vinto solo perché ero sotto shock per il ritardo!
Ho visto in TV il giro delle Fiandre. Non saranno mica muri quelli !!. Perché non vengono su all’eremo???
Ho già contattato L’U.C.I., ci sono buone possibilità che il prossimo anno la nostra prova venga inserita nel calendario di Coppa del Mondo!
Si però se c’è il sole mi metto a bordo strada a lanciare secchiate di acqua gelata!