Brezza contro garbino, la sfida infinita
Nel 2011 l’abituale vacanza estiva sulla costa romagnola non mi ha regalato, dal punto di vista meteorologico, emozioni forti come l’anno precedente, quando una spettacolare roll-cloud aveva solcato il cielo di Misano Adriatico.
Disponendo però di un discreto bagaglio di conoscenze meteo non mi è stato difficile ripiegare sull’osservazione di fenomeni meno evidenti, ma ugualmente interessanti. Ho avuto così modo di assistere, oltretutto con una insolita frequenza, alla curiosa battaglia che, all’insaputa della stragrande maggioranza dei bagnanti, si scatenava quasi tutti i giorni sulla costa e nell’immediato entroterra. Una sfida il cui premio è la conquista di nuovi territori, come in una partita a Risiko su scala regionale.
I giocatori si chiamano GARBINO e BREZZA DI MARE.
La partita, come detto, nel 2011 si è svolta in diverse manches, in quanto più volte questi due flussi d’aria si sono alternati nel volgere di poche ore lungo la costa. Il fatto che essi spirino da direzioni quasi opposte e che abbiano caratteristiche termoigrometriche assai diverse rende il passaggio da una situazione all’altra piuttosto evidente per un appassionato di meteorologia, ma non solo.
Il garbino è generato dalla risalita di correnti tese provenienti da sud-ovest, innescate dalla presenza di depressioni sull’Europa centro-settentrionale. Per giungere in Romagna questa corrente deve scavalcare l’Appennino e assumere così una componente catabatica (letteralmente “che scende verso il mare”) che le conferisce per compressione durante la discesa dai monti caratteristiche simili al föhn alpino. In questo caso, trattandosi di un vento già piuttosto caldo in partenza, l’aumento di temperatura che esso provoca è ancor più evidente; non per niente i “meteoappassionati” romagnoli hanno ribattezzato il garbino con il nomignolo di “Drago”!
In qualsiasi stagione il garbino determina un sensibile aumento delle temperature e un cospicuo calo dei valori di umidità, ma nella stagione estiva l’impressione, quando ci si trova all’aperto, è quella di essere costantemente seguiti da un gigantesco asciugacapelli; il bagno in mare produce un sollievo solo temporaneo, in quanto pochi minuti dopo l’uscita dall’acqua si è già praticamente asciutti. Quando il garbino raggiunge velocità considerevoli, talvolta con raffiche che superano i 50/h, in spiaggia si alzano nuvole di sabbia e la balneazione risulta pericolosa, perché il vento spinge ogni cosa verso il largo.
La sua antagonista, la brezza di mare, ha effetti esattamente opposti: quando essa inizia a spirare, solitamente in tarda mattinata, il sollievo è immediato: la temperatura può calare anche di cinque gradi nonostante il sole estivo a picco. La genesi della brezza di mare è completamente diversa da quella del garbino: in questo caso la causa va ricercata su scala locale ed è data dalla diversa risposta al riscaldamento solare della superficie marina e di quella terrestre. Sul mare si trova così a stazionare una massa d’aria più fresca, mentre quella surriscaldata a contatto con la terraferma tende a sollevarsi e a generare una zona di relativa bassa pressione. Si instaura quindi un flusso d’aria diretto dal mare verso la costa (in sostanza la bassa pressione risucchia masse d’aria marittima relativamente più fresche verso la terra); si può parlare di un vero e proprio “fronte di brezza” che avanza verso le zone interne e che a volte può essere individuato grazie a una striscia di nubi cumuliformi, parallele alla costa; talvolta esse si accrescono a sufficienza da causare rovesci e temporali all’interno. La brezza tende gradualmente a intensificarsi con l’innalzarsi del sole e a mano a mano che la velocità aumenta si intensifica anche l’effetto della forza (apparente, dovuta alla rotazione terrestre) di Coriolis, che imprime a tutti i corpi in movimento sulla superficie dell’emisfero boreale una deviazione verso la destra dell’osservatore. Così, se al mattino la brezza romagnola soffia da nord, pian piano essa ruota (i marinai dicono che “fa il giro del sole”) spirando da nord-est, poi est e infine in serata, prima di spegnersi dopo aver toccato anche i 12-15 nodi, da sud-est.
Per quanto detto è chiaro che la condizione necessaria per l’innesco del fenomeno della brezza è la presenza di un cielo sgombro da nubi e quindi di una situazione di alta pressione; generalmente il fenomeno è limitato a qualche miglio a cavallo tra mare e costa, ma a inizio estate, quando maggiori sono i contrasti termici indotti dal riscaldamento solare, se non trova rilievi a ostacolarla la brezza può spingersi nell’entroterra per alcune decine di chilometri. In quota, a circa 800-1000 metri, si osserva invece una corrente contraria che muove dalla terra verso il mare, per poi scendere sulla superficie a qualche miglio dalla costa, chiudendo il circolo. Dato che la brezza di mare si alza solo in tarda mattinata, non deve stupire il fatto che in estate le temperature massime delle località costiere vengano registrate prima di mezzogiorno; situazione ben diversa dalle città padane, dove il termometro inizia a scendere solo nel tardo pomeriggio.
Come si diceva garbino e brezza di mare hanno spirato nello scorcio d’estate tra metà giugno e metà luglio 2011 praticamente tutti i giorni, spalla a spalla, sopraffacendosi l’un l’altra. Questo perché a più riprese si sono stabilite le condizioni sinottiche ideali: alta pressione in sede mediterranea e area ciclonica sull’Europa centrale.
In alcune serate il passaggio da brezza di mare a garbino è stato molto rapido e particolarmente pesante; non appena l’alito del mare veniva a mancare, la temperatura risaliva fino a 30 gradi!
Decisamente corroborante è stato invece in molti casi l’attivarsi della brezza a metà mattinata. Sono stato testimone del compiacimento dei bagnini della zona, ai quali il fenomeno è ben noto, che accolgono i primi refoli di brezza con un sospiro di sollievo dando vita a un momento di folclore locale.