Buran o non Buran? Il caso del febbraio 2021
Chiariamolo subito: quella di metà febbraio 2021 non passerà alla storia come un’ondata di freddo storica. Di certo l’arrivo di una massa d’aria con temperature molto basse ha portato un certo subbuglio in Italia, e localmente anche qualche temperatura minima record. Ma si è trattato di un evento limitato nel tempo (pur avendo interessato gran parte della Penisola) e tutto sommato, a parte i titoloni su certi siti alla ricerca di qualche clic in più, verrà archiviato senza troppa enfasi.
Perché allora dedicare un articolo a questo episodio? Perché ancora una volta sono stati portati alla ribalta termini inesistenti (Burian e Burano) ed altri sono stati usati a sproposito… è il caso di fare un po’ di chiarezza! Si è parlato infatti di Buran, il vento gelido che soffia durante la stagione invernale in Asia settentrionale e che si origina nei pressi della Mongolia e della Jacuzia, sede dell’anticiclone russo-siberiano. Ebbene, nel caso di febbraio 2021 NON si è trattato di Buran!
Il Buran infatti, una volta varcati gli Urali, attraversa l’Europa dell’est e si tuffa (mediamente una volta ogni 10 anni) nel Mediterraneo, dove si instabilizza venendo a contatto con il Mare Nostrum, che presenta temperature relativamente miti anche in inverno. Ne segue una forte ondata di maltempo su molte regioni del Centro-Sud italiano e una generale, drastica diminuzione delle temperature. C’è da precisare che il lungo viaggio, oltre 7000 chilometri, fa sì che la natura della massa d’aria di partenza cambi a tal punto da far storcere il naso agli esperti quando si parla di Buran sull’Italia…
Nella seguente cartina, che mostra tutti i possibili afflussi freddi che possono verificarsi sull’Italia, viene riportata anche la massa d’aria che è stata protagonista dell’irruzione in esame. Per trovarla dobbiamo guardare in alto, sui paesi scandinavi, sul mare di Barents e sui territori prospicenti. Come si vede, nonostante il fracasso mediatico, non si è trattato di un episodio di Burian, ovvero di aria polare continentale, ma di aria artica continentale, la “seconda in classifica” per qualità del freddo che porta con sé.
Come detto, l’aria artica continentale che si è riversata sul nostro Paese si è originata tra Scandinavia, Finlandia, Repubbliche baltiche e Bielorussia e ha avuto modo di raffreddarsi notevolmente per la modesta insolazione di questo periodo. È subentrato poi un altro fattore: questa massa d’aria ha stazionato su territori innevati, lontano dal mare, subendo un ulteriore processo di continentalizzazione (passatemi il termine) e divenendo così ancora più fredda.
Su alcune parti d’Europa la prima decade di febbraio ha portato giorni difficili. Importanti nevicate si sono avute sui settori orientali dell’Inghilterra, mentre le pianure della Germania centro-settentrionale sono piombate nel gelo con valori sotto i -20 gradi. Per alcune di queste zone si è trattato dell’evento di gelo e neve più rilevante degli ultimi anni.
Ad un certo punto, con un anticiclone che era previsto spingersi verso latitudini europee molto settentrionali, era chiaro che la massa d’aria fredda sarebbe traboccata anche in Italia. In questo caso le conseguenze sono difficilmente prevedibili anche a ridosso dell’evento, in quanto uno spostamento di soli 100 km dei centri d’azione può determinare grandi differenze. L’attesa, più che per il freddo in sé, era per la neve… non sono pochi, infatti, gli appassionati di meteorologia delle regioni che si affacciano sull’Adriatico e del Sud che hanno vegliato una o addirittura due notti in attesa del bianco elemento!
Vediamo allora com’è andata in questo breve resoconto dedotto dalle segnalazioni e dalle immagini raccolte su vari forum di meteorologia. L’attenzione è focalizzata su Bolzano e provincia, ma gli effetti, come detto, si sono estesi a gran parte d’Italia.
FASE 1: IL FÖHN
Va premesso che le regioni alpine di nord-est vivono questi eventi rimanendo (soprattutto in un primo momento) un po’ ai margini. La presenza della catena alpina, infatti, ostacola il passaggio della massa fredda e spesso il travaso da nord inizia con un episodio di vento di föhn.
Il giorno 11/2 la massima in una ventosa Bolzano supera infatti i 10 gradi, quando sulla pianura veneta, e soprattutto a Trieste, il freddo inizia a pungere.
Perché questa difficoltà nel varcare la catena alpina? Perché una massa d’aria fredda ha uno spessore limitato. Il freddo, infatti, “pesa” più del caldo e tende a raccogliersi verso il basso, dando vita a uno strato d’aria molto denso fino a 2-3 chilometri da terra. L’aria artica continentale giunta in questa occasione aveva dunque uno spessore quasi pellicolare, occupando solo i primi 2500 metri circa dell’atmosfera. Più freddo (e ancor più pellicolare) è il già citato Buran. Ecco quindi che le Alpi diventano un baluardo quasi insormontabile, che deve essere lentamente aggirato.
FASE 2: IL FREDDO
Come da manuale della meteorologia, dopo l’episodio di föhn che interessa le quote medio-basse anche in Alto Adige le temperature precipitano. A Predoi (in valle Aurina, nei pressi dello spartiacque) nella serata del giorno 11 siamo già a quasi 20 gradi sotto lo zero!
La mattina del 12/2 a Bolzano la sensazione è di freddo secco, l’aria è tagliente. Le raffiche a quasi a quasi 40/h danno una sensazione di fastidio, anche se i valori sono di poco sotto lo zero.
Da lì in poi, fino a domenica 14, il calo è costante. La mattina del 13/2 a Predoi ci sono 25 gradi sotto lo zero, il giorno dopo si toccheranno i -26,3.
Di seguito i grafici delle temperature in alcune stazioni meteo elaborati da Sandro Rizzetto e pubblicati su https://meteo-altoadige.it/ sulla base dei dati forniti dalla Provincia di Bolzano. Consiglio vivamente la consultazione di queste sito, che fa della rappresentazione grafica il suo punto di forza.
Nel frattempo il vento, dove la morfologia lo permette, si fa sentire con raffiche fino a 100/h.
Il 14/2 si sfiorano i -30° a San Giacomo in Val di Vizze e si scende sotto i -25° in val Ridanna, di Fleres e altre valli laterali presso il confine. In val d’Adige le temperature scendono meno per il disturbo del vento. È risaputo infatti che le minima assolute si registrano in conche e luoghi con aria poco mossa o ancor meglio immobile. -9.4° a Gargazzone, -7°C a Merano, -11° a Bressanone, -5° a Bolzano.
FASE 3: IL MALTEMPO
Questa fase, nella stragrande maggioranza delle occasioni, non è affare delle regioni alpine. L’aria giunta da nord-est era piuttosto secca; ci vuole il contributo di grandi masse d’acqua per umidificarla e instabilizzarla. E infatti tra sabato 13 e domenica 14 la neve cade fino sulla costa prima sulla Romagna (pur senza grandi accumuli), poi si dirige ancor più a sud imbiancando alcune aree pianeggianti della Puglia, con accumuli fino a 20 cm. Lunedì i fiocchi scendono abbondanti sulle spiagge della Calabria, mentre le Eolie rimangono isolate a causa del mare agitato (ma questa non è una novità).
Caratteristica di questa ondata di freddo, come si diceva, è stata la sua brevità. Dopo pochi giorni le temperature hanno ripreso a salire, portandosi gradualmente verso le medie del periodo, e successivamente anche oltre. La “porta” del freddo, a differenza di molte altre occasioni, si è richiusa piuttosto in fretta. Si è trattato di poco più di uno spiffero. Ma è servito, almeno si spera, per fare un po’ di chiarezza sulle diverse masse d’aria fredda che possono interessare la nostra penisola.
CURIOSITÀ
Quasi in contemporanea con l’irruzione fredda in Europa, nel continente americano si è verificata un evento di portata storica. Nell’immagine seguente, che riporta le temperature a circa 1500 metri di altezza (Fonte: https://www.meteociel.fr/observations-meteo/temperatures.php?region=na) si vede come si siano registrate temperature negative fino in Messico! Nei giorni seguenti quasi 3/4 del territorio degli Stati Uniti si troverà ricoperto dalla neve! L’ennesima beffa, dopo la fioccata ad Atene, per gli italici amanti del bianco elemento…
Fonte: Nasa.