Ciclismo in inverno: si può fare!

Dopo decenni di attività ciclistica, anche a livello agonistico, credo di aver maturato l’esperienza per poter fornire qualche consiglio non solo a chi alla bici si è appena avvicinato, ma anche a coloro che hanno sempre considerato il ciclismo uno sport da praticare solamente con il caldo. In bici, infatti, si può andare praticamente con qualsiasi condizione meteo: basta prendere gli opportuni accorgimenti e cambiare un po’ mentalità!

Di certo la pratica del ciclismo nel periodo invernale richiede qualche precauzione, alcune fondamentali. Mi riferisco ovviamente all’abbigliamento, la cui scelta può evitare conseguenze anche molto spiacevoli, ma non solo a quello. Va anche considerato che il fondo stradale in inverno può rivelarsi insidioso: ghiaccio, acqua, basse temperature e manto stradale danneggiato possono comportare rischi anche gravi. Da non sottovalutare inoltre che l’oscurità, soprattutto tra metà novembre e metà gennaio, cala molto presto e se il cielo è nuvoloso può sorprendere il ciclista in orari inconsueti.
Sono tre, quindi, gli aspetti da tenere presenti se si vuole praticare il ciclismo in inverno: abbigliamento, coperture e impianto luci.
Ma prima di approfondire questi temi mi lancerò in un’affermazione che lascerà interdetto più d’uno: in inverno soffre meno il freddo chi preferisce la salita alla pianura! Sembra un’assurdità, e in effetti è difficile scalzare il luogo comune che vede la montagna come un obbiettivo prettamente estivo. Non lo è, prima di tutto per motivi climatici: d’inverno, infatti, nelle zone montuose si verifica frequentemente il fenomeno dell’inversione termica, per il quale l’aria più fredda (e oltretutto più inquinata) tende a stazionare nelle bassure, mescolandosi a particelle di vario genere e dando così vita a strati di foschia, che limitano il già scarso irraggiamento solare.
Salire in montagna durante le ore più miti, quindi, significa spesso sperimentare un aumento della temperatura, diversamente da quanto si potrebbe pensare; ovviamente si preferiranno i versanti ben esposti al sole!
Ma c’è di più: nel corso dell’ascesa l’organismo produce una gran quantità di calore, annullando quasi completamente la sensazione di freddo. Non è raro, infatti, veder salire in pieno inverno ciclisti (apparentemente) temerari in maniche corte. Una volta in cima, unica ma importantissima accortezza del ciclista sarà quella di cambiare rapidamente gli indumenti bagnati di sudore. Si può fare anche all’aperto, addirittura con temperature sotto lo zero; l’importante è che il cambio sia veloce.
Quanto affermo è stato sperimentato un’infinita di volte sulla mia pelle (è proprio il caso di dirlo…), anche in condizioni meteorologiche estreme, con temperature sotto lo zero, con vento o in caso di nevicate.
I luoghi comuni, però, sono duri a morire; è normale vedere ciclisti bardati all’inverosimile pedalare per ore in pianura e giungere a casa completamente intirizziti.
Si consideri invece che in un’ora di salita (e 15-20 minuti di relativa discesa) si bruciano grosso modo lo stesso numero di calorie, con un evidente risparmio di tempo e una esposizione alle intemperie meno prolungata. Salendo con un rapporto molto corto si può inoltre lavorare efficacemente sull’agilità, proprio come in pianura.
E’ ovvio che accettare queste mie considerazioni richiedano un cambio forte sia nella mentalità che nell’utilizzo dell’attrezzatura. Non si può pretendere, infatti, di pedalare in bici da corsa su strade su cui si possono trovare neve o ghiaccio. Ecco quindi che la MTB, con la vasta gamma di rapporti che mette a disposizione, può rappresentare una valida scelta.
Ed è così che ho fatto anch’io per diversi anni, ricorrendo anche alle gomme chiodate, una vera manna che permette di pedalare agevolmente a velocità relativamente elevate anche sul ghiaccio vivo. Lo scotto da pagare, in questo caso, è una sensibile perdita di scorrevolezza data la dimensione fin troppo generosa delle coperture e la sensazione, a causa dei chiodi, di essere quasi incollati al terreno.
Ultimamente ho fatto un ulteriore salto in avanti nel campo dell’attività ciclistica invernale grazie alla bici scoperta della bici da trekking, una sorta di city bike versione “de luxe” che permette di muoversi più agevolmente su asfalto non rinunciando alla possibilità di qualche sortita su fuoristrada, nemmeno troppo leggero. Ebbene, con sommo piacere ho scoperto che esistono gli pneumatici chiodati anche per le city bike! Non si trovano magari nel classico negozietto all’angolo; ma una veloce ricerca in internet utilizzando chiavi quali “spikes bike tyres” permette di giungere rapidamente al negozio on line desiderato.
A questo punto la perfezione è vicina: nel periodo invernale posso disporre di una bici con caratteristiche simili alla MTB, ma più agile e scorrevole su asfalto, e che quando serve può essere equipaggiata con pneumatici chiodati meno penalizzanti nelle prestazioni perché con larghezza più contenuta.
Non c’è dubbio che a questo punto il ciclista “ortodosso” stia cercando tra le righe qualche riferimento alla bici da corsa; ebbene, io dico che la si può anche scordare in cantina per un trimestre! Anche perché sulla bici da corsa è difficile, sia per motivi tecnici che estetici, installare un altro accessorio assolutamente indispensabile nel periodo invernale: una capiente borsetta (le più leggere e meno ingombranti sono quelle con attacco al reggisella) in cui possano trovare posto i ricambi al termine della salita: una dolcevita da mettere a contatto con la pelle, una giacca a vento, guanti imbottiti, berretto e gambali. Mi raccomando di tenere bene a mente questa lista, perché dimenticare anche solo uno di questi pezzi renderebbe la discesa un’esperienza da dimenticare.

Cosa c’è di più comodo di una borsetta con supporto al reggisella? Capiente, robusta e molto leggera!
Notare inoltre le gomme chiodate… ;-)

“Pezzi di ricambio” da non dimenticare quando si progetta un’escursione in bici in quota.

Sempre a proposito di discesa, è chiaro che è meglio pedalare il più possibile: muovere i muscoli è l’unico modo per produrre calore! Lo dico con forza, in quanto mi è capitato di sentire a riguardo l’idea secondo la quale per prendere meno freddo possibile in discesa bisogna andare piano e, quindi, non pedalare! Questo comportamento ha un doppio svantaggio: prolunga il periodo in cui si rimane al vento e riduce al minimo la produzione di calore da parte dell’organismo.
In discesa per stare caldi, dunque, bisogna pedalare… ma anche frenare, ovviamente, in quanto le alte velocità sono sconsigliabili quando le strade non sono in perfette condizioni. Questo gioco all’elastico, pur comportando un po’ di usura supplementare dei freni, ci permetterà di giungere in fondo alla discesa prendendo meno freddo possibile.
Una curiosità: nel caso si dovesse patire troppo il freddo, è possibile ricorrere a una soluzione semplice quanto efficace, che è quella di scendere dalla bici e proseguire correndo (anche per questo io utilizzo solamente scarpe e attacchi da MTB) con il mezzo al proprio fianco. In un’occasione questo stratagemma mi ha salvato da una crisi di ipotermia i cui sintomi erano già evidenti (tremore generalizzato e incontrollabile della muscolatura), ma si trattava davvero di una situazione limite, dato che avevo coperto 15 km di salita sotto una fitta nevicata e che in cima avevo perso secondi utili per documentare “l’impresa” con qualche scatto del cellulare prima di cambiarmi all’aperto, tra la neve. Follia che mai più ripeterò!
Ecco dunque il passo difficile per molti (lo è stato anche per me): accettare l’idea che per pedalare in inverno si possa mettere da parte almeno per qualche tempo il proprio gioiellino (o il “muletto”, una bici da corsa di minor pregio utilizzato quando le strade sono sporche) e adattarsi a un altro tipo di posizione e di pedalata.
Un consiglio forse scontato, ma importante: scegliere salite che non conducano a località sciistiche o di interesse turistico, pena il classico effetto “camera a gas” durante l’ascesa.
Concludo sperando che i miei consigli possano risultare utili per qualcuno; sono convinto comunque che i “puristi” non ne terranno conto e continueranno a percorrere in lungo e in largo, imbacuccati come pinguini, le fredde pianure delle nostre lande. ;-)

La fascia alla bocca in salita è fondamentale per evitare il rischio di fastidiose bronchiti

5 Risposte

  1. Davide ha detto:

    Ottimo suggerimento visto che la tristezza per via del tempo mi sta già saltando addosso da qualche giorno!!!

  2. Gianni ha detto:

    Ciao Marco, consigli molto interessanti. Io soffro molto il freddo a piedi e mani. Da un paio d’anni d’inverno uso l’olandese di mia moglie. Pedali liberi che permettono di utilizzare scarponcini, guantoni quasi da boxe, parafanghi e portapacchi posteriore dove appoggiare un borsello. Mi diverto un mondo, soprattutto quando mi trovo a battagliare in salita con colleghi ciclisti che non credono ai loro occhi, dato che un po’ furbescamente nascondo il mio essere ciclista indossando abiti comuni.

  3. Silvia ha detto:

    Grazie per i consigli. Mi trovo in linea col tuo pensiero e ho anche verificato di persona il discorso dell’inversione termica e dell’utilità di avere una MTB…

  4. Ugo ha detto:

    Ciò che lei scrive è assolutamente vero. Salgo a Montevergine (Avellino) anche in inverno e durante la salita sono assolutamente indifferente al freddo, anche rigido. E’ una sensazione sconcertante: avverti che fuori dal tuo corpo fa freddo… ma tu non senti freddo. Ovviamente la discesa non è ugualmente confortevole (ed infatti porto con me altri indumenti). È comunque vero che la cosa migliore da fare è pedalare anche in discesa.

  5. Lorenzo ha detto:

    Grazie per i pratici consigli. Mi sono avvicinato questo anno alla bici da corsa e non volevo interrompere per il periodo invernale. I tuoi suggerimenti mi permetteranno di proseguire anche in un periodo dove è difficile mettere il capo fuori per il brutto tempo!

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