Impariamo l’Italiano!
È fuor di dubbio che, al giorno d’oggi, chi non conosce le lingue straniere (soprattutto quella inglese) deve rinunciare in partenza ad una buona parte del patrimonio di conoscenze disponibile.
Sempre più spesso, però, in nome di un’esterofilia ormai galoppante, ci si dimentica della nostra bella lingua italiana, della sua grammatica e anche delle sue più semplici norme ortografiche. In questo modo siti italiani, anche autorevoli, diventano punto di incontro di strafalcioni di ogni genere.
La diffusione di errori ortografici, sintattici e grammaticali rischia tra l’altro di essere velocemente imitata e replicata. Ne è un esempio lampante quanto accaduto su di un forum di meteorologia, nel quale l’autore di una discussione sosteneva l’esistenza del verbo “contaggiare” perché rinvenuto in altre pagine web in seguito a una ricerca con Google!
Per questo sento la necessità di dare un piccolo aiuto nella battaglia per la sopravvivenza della lingua di Dante, prima che i nostri tentativi di comunicazione scritta si trasformino in un incomprensibile guazzabuglio di castronerie. Non si tratta certo di un contributo esaustivo, bensì di una raccolta di alcune regole della lingua italiana, quelle che più frequentemente sono violate sul web.
Ho aggiunto alla fine, inoltre, un divertente campionario delle più atroci bestialità incontrate durante le mie navigazioni in internet.
USIAMO CORRETTAMENTE GLI ACCENTI…
- Fa (voce del verbo fare) va scritto senza accento (es: fa freddo)
- Va (voce del verbo andare) va scritto senza accento (es: va bene)
- Do (voce del verbo dare) va scritto senza accento (es: ti do una mano)
- Sta (voce del verbo stare) va scritto senza accento (es: sta piovendo)
- Dà (voce del verbo dare) va scritto con l’accento (es: mi dà fastidio)
- Non vogliono l’accento nemmeno qui, qua, so, sa, tre (però si scrive: ventitré, trentatré)
… E L’APOSTROFO!
- “Qual è” va scritto senza apostrofo
- Da’ (imperativo del verbo dare) va scritto con la lettera “a” seguita da apostrofo (“dà” è la terza persona del verbo dare!)
- Sta’ (imperativo del verbo stare) va scritto con la lettera “a” seguita da apostrofo (errato: stà!)
- Fa’ (imperativo del verbo fare) va scritto con la lettera “a” seguita da apostrofo (errato: fà!)
- Va’ (imperativo del verbo andare) va scritto con la lettera “a” seguita da apostrofo (errato: và!)
- Di’ (imperativo del verbo dire) va scritto con la lettera “i” seguita da apostrofo (errato: dì!)
- Po’ (abbreviativo di poco) va scritto con la lettera “o” seguita da apostrofo (errato: pò!)
METTIAMO UNA VIRGOLA, OGNI TANTO!
- La virgola è d’obbligo nei vocativi (es: “Ehi, Marco, ma cos’hai combinato?”)
- La virgola è d’obbligo al principio e alla fine di un inciso (es: “Manzoni, valente scrittore, …”)
- La virgola è d’obbligo nelle elencazioni (Ho visto il mare, il porto, la spiaggia e le barche)
PAROLE CHE CAMBIANO SIGNIFICATO IN BASE ALL’ACCENTO
- L’àncora è utilizzata dai marinai, ancora è l’avverbio comunemente usato
- Se àltero qualcosa vuol dire che la modifico, un vecchio saggio, invece, può apparire altero
- Posso avere esperienza in un determinato àmbito. Un premio, invece, può essere ambito
- Quando chiedo alle mie bimbe che mi bàcino, è perché voglio ricevere un bacino
- “Se càpito dalle tue parti, ti verrò a trovare, capito?”
- Un circùito può essere percorso più volte. Un allocco viene circuito dal furbone di turno
- I condòmini alloggiano nei condomini
- Una dècade dura 10 anni. Il consiglio di amministrazione, invece, decade dopo 12 mesi
- “Férmati!” è un ordine. Fermati, invece, un semplice participio
- Il dito ìndice. Il Comune di Bolzano indice un concorso
- Agire con intùito è utile in situazioni di emergenza, perché il problema viene facilmente intuito
- Il nèttare è ambito alle api. Nettare è compito del personale addetto alle pulizie
- “Òccupati degli affari tuoi!” -si dice al ficcanaso. I posti a sedere, invece, sono occupati
- I generosi pàgano di tasca propria. L’antico Romano era pagano
- A volte anche le squadre più forti pèrdono. Poi chiedono perdono ai tifosi
- La regìa si occupa lavora per la televisione. Regia si riferisce ai re
- “Mi rùbino pure la bigiotteria, basta che non tocchino il mio rubino!”
- “Speriamo che scrìvano chiaramente. Altrimenti ci penserà lo scrivano.”
- “Dimmi sùbito cosa hai subito!”
- Chi delinque vìola la legge. Nel prato posso trovare una viola
- Suonerò il violino, sperando che i miei rumoracci non vìolino la legge
Da notare che esistono due vocali (“e”, “o”) che possono avere l’accento acuto o grave;
nel primo caso si tratta di VOCALI CHIUSE (“é”, es. perché, “ó”, es: bòtte, quella per il vino),
nel secondo di VOCALI APERTE (“è” es: egli è, “ò” es: bòtte, in una rissa).
I MONOSILLABI E L’ACCENTO
Accentando o meno alcuni monosillabi si ottengono vocaboli di significato diverso:
- Sé” (notare la vocale chiusa) è un pronome; “se” è una congiunzione
- “Sì” (affermativo) è un avverbio; “si” è un pronome
- “Dì” (il giorno) è un sostantivo; “di” è una preposizione
- “Né” (vocale chiusa) è una congiunzione; “ne” è un pronome
- “Lì” e “là” sono avverbi di luogo; “li” e “la” sono pronomi
- “Tè” è un sostantivo (da bere…), “te” un pronome
TRONCHE, PIANE, SDRUCCIOLE…
Le parole si dividono in:
- TRONCHE, con l’accento sull’ultima sillaba (realtà, gioventù)
- PIANE, con l’accento sulla penultima sillaba (moneta, fratello)
- SDRUCCIOLE, con l’accento sulla terzultima sillaba (favola, merito)
- BISDRUCCIOLE, con l’accento sulla quartultima sillaba (favoloso, scivolano)
- TRISDRUCCIOLE, con l’accento sulla quintultima sillaba (liberamelo)
- Come detto, l’accento è obbligatorio sulle tronche e sui monosillabi sì, sé, né, dà, dì, lì, là, tè
per non confonderli con gli omografi si, se, ne, da, di, li, la, te
ELISIONE E TRONCAMENTO
Quando una parola perde una vocale davanti ad un’altra che inizia con una vocale si ha un’elisione. L’elisione è obbligatoria con gli articoli “lo”, “la”, “una”, con la preposizione semplice “di”, con le preposizioni articolate e con tutte quelle parole che, senza la vocale finale, non hanno significato. Diverso è il caso del troncamento; qui non esiste apostrofo, in quanto la parola alla quale viene tolta la vocale finale può comunque essere considerata ortograficamente corretta a tutti gli effetti.
- Lo amico –> l’amico
- La estate –> l’estate
- Una asta –> un’asta
- Di intelligenza –> d’intelligenza (ma si dice “di iodio”; se la secondo “i” è seguita da vocale non c’è elisione)
- Dello amico –> dell’amico
- Della amica –> dell’amica (ma si dice “all’assistente” se è maschio, “alla assistente” se femmina)
- Pover’uomo (elisione: infatti “pover” non esiste come parola)
- Buon uomo (“buon” è una parola esistente, per es. qual buon vento, quindi c’è troncamento)
- Quest’inverno (“quest” non esiste come parola)
- Nessun altro (“nessun” è una parola esistente, per es. nessun vantaggio)
- Nessun’altra (In questo caso c’è elisione)
- Qual era (“qual” è una parola esistente, per es. qual buon vento)
- “Grande” e “bello” si elidono solo davanti a vocale (bell’uomo, grand’uomo, bel ragazzo)
- “Santo”: in caso di successiva vocale si elide (Sant’Anna), in caso di consonante si tronca (San Giorgio), se resta intero si usa la “s” impura (Santo Stefano).
- L’elisione si applica anche con numeri che iniziano per vocale (es. l’8 settembre)
STRANI PLURALI
Alcune parole hanno due plurali, di diverso significato. Esiste inoltre molta confusione sui plurali delle parole in “-co”, “cia” e “gia” e su quelli dei nomi composti.
- Corno; i corni (del dilemma, da caccia), le corna (dell’animale)
- Osso; gli ossi (di un animale), le ossa (dell’uomo)
- Dito; i diti (i diti mignoli), le dita (nel complesso)
- Grido; i gridi (degli animali), le grida (umane)
- Non esiste una regola certa per i plurali delle parole in “-co”, causa diverse eccezioni
- I nomi in “cia”-“gia” che hanno questa desinenza preceduta da vocale mantengono la “i” (ciliegia, ciliegie)
Anche per i plurali dei nomi composti vi sono diverse eccezioni ed è consigliato ricorrere al dizionario
PRONOMI
I pronomi si usano, in certe occasioni, al posto di un nome; esistono pronomi personali (io, tu, egli…), possessivi (mio, tuo, suo…), dimostrativi (questo, quello…), relativi (che, cui, il quale…), indefiniti (qualcuno, nessuno, chiunque…), interrogativi (chi?, quale?…)
ed esclamativi (Quanto! Che!…). Alcune precisazioni riguardanti i pronomi:
- E’ errato sostituire “tu” cone “te” (“io e te” non si può dire!)
- “A lui” si contrae in “gli” e non “ci” (che, invece, sta per “a noi”)!
- “Gli” si può comporre con lo, la, le, ne (glielo dissi, gliela chiesi, gliene parlerò)
- Nelle esclamazioni il pronome personale diventa complemento oggetto (es: “povero me!”, “beato te!”)
- Stessa cosa quando il pronome è predicato dei verbi essere, sembrare, parere (es: “io non sono te”)
- Si preferisce “tranne me” piuttosto che “tranne io”
- Se la reggente esprime certezza, si usa l’indicativo od il condizionale a seconda del tempo della reggente
Es.1: Sono sicuro che piove (azione della subordinata contemporanea alla reggente)
Es.2: Ero certo che sarebbe piovuto (azione della subordinata successiva alla reggente)
Es.3: Ero certo che era piovuto (azione della subordinata precedente alla reggente) - Se la reggente esprime incertezza, possibilità, opinione si usa il congiuntivo o il condizionale
Es.1: Temo che lui cada (la subordinata indica azione contemporanea o posteriore
Es 2: Ho temuto che cadessero (la reggente è al passato prossimo e l’azione è contemporanea)
Es 3: Temevo che sarebbero caduti (la reggente è all’imperfetto e l’azione posteriore) - Esiste inoltre il periodo ipotetico: una proposizione contiene un’ipotesi, l’altra la conseguenza
Es.1 (realtà): Se fai questo, sbagli. Non si usa il congiuntivo
Es 2 (possibilità): Se venisse, ne sarei felice (congiuntivo e condizionale)
Es 3 (irrealtà): Se fossi un cavallo, correrei come il vento (congiuntivo e condizionale) - Si usi “vicino a Bolzano”, non “vicino Bolzano”
- Si usi “riguardo a ciò che dici”, non “riguardo ciò che dici”
- Si usi “esco dalla casa”, non “esco della casa”
- Si usi “da domani”, non “con domani”
- Si usi “la coppa è su un ripiano”, non “la coppa è su di un ripiano”
VERBI: TEMPI E MODI DELLA FORMA ATTIVA
I verbi contano ben 94 forme attive, 94 passive, 21 tempi e 7 modi:
indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo, infinito, participio, gerundio.
FORME ATTIVE | |||
---|---|---|---|
MODO INDICATIVO | |||
Presente | Passato prossimo | Imperfetto | Trapassato prossimo |
Io sono | Io sono stato | Io ero | Io ero stato |
Passato remoto | Trapassato remoto | Futuro semplice | Futuro anteriore |
Io fui | Io fui stato | Io sarò | Io sarò stato |
MODO CONGIUNTIVO | |||
Presente | Passato | Imperfetto | Trapassato |
Che io sia | Che io sia stato | Che io fossi | Che io fossi stato |
MODO CONDIZIONALE | |||
Presente | Passato | ||
Io sarei | Io sarei stato | ||
MODO IMPERATIVO | MODO INFINITO | ||
Presente | Presente | Passato | |
Sii (tu) | Essere | Essere stato | |
MODO PARTICIPIO | MODO GERUNDIO | ||
Presente | Passato | Presente | Passato |
Ente | Stato | Essendo | Essendo stato |
FORME PASSIVE | |||
---|---|---|---|
MODO INDICATIVO | |||
Presente | Passato prossimo | Imperfetto | Trapassato prossimo |
Io sono amato | Io sono stato amato | Io ero amato | Io ero stato amato |
Passato remoto | Trapassato remoto | Futuro semplice | Futuro anteriore |
Io fui amato | Io fui stato amato | Io sarò amato | Io sarò stato amato |
MODO CONGIUNTIVO | |||
Presente | Passato | Imperfetto | Trapassato |
Che io sia amato | Che io sia stato amato | Che io fossi amato | Che io fossi stato amato |
MODO CONDIZIONALE | |||
Presente | Passato | ||
Io sarei amato | Io sarei stato amato | ||
MODO IMPERATIVO | MODO INFINITO | ||
Presente | Presente | Passato | |
Sii amato (tu) | Essere amato | Essere stato amato | |
MODO PARTICIPIO | MODO GERUNDIO | ||
Presente | Passato | Presente | Passato |
– | Amato | Essendo amato | Essendo stato amato |
VERBI AUSILIARI E SERVILI
Per coniugare i verbi si utilizzano i verbi ausiliari “essere” e “avere”; senza di essi non sarebbe possibile creare i tempi composti. Esistono inoltre i verbi servili “potere”, “dovere”, “volere” che si accompagnano all’infinito di un altro verbo e che ne assumono l’ausiliare (es: non sono potuto arrivare).
IL CONGIUNTIVO, QUESTO SCONOSCIUTO
Il congiuntivo viene usato poco e talvolta a sproposito. La regola fondamentale è quella di valutare il periodo (ovvero l’insieme di proposizioni tra loro collegate in modo da formare un’unità sintatticamente autonoma e di senso compiuto):
PREPOSIZIONI E COMPLEMENTI
Le preposizioni semplici (di, a, da, in, con, su, per, fra, tra) si pongono davanti (dal latino “prae ponere”) ad un complemento; il complemento, a sua volta, “completa” una proposizione, specificando dettagli di vario tipo (Dove? Come? Perchè? Con chi? A che scopo? ecc…).
Le preposizioni articolati derivano dall’abbinamento di una preposizione semplice ad un articolo (di+il=del, con+il=col, sul+la=sulla ecc…). Alcune precisazioni riguardanti le preposizioni:
RIDIAMOCI SU: BESTIARIO ORTOGRAFICO-GRAMMATICALE!
Per finire, vi rimando a un bestiario di errori ortografici e grammaticali da me raccolti sui social e nel web.
Alcuni potranno apparire talmente assurdi da sembrare inventati di sana pianta o semplici errori di battitura. Non è così, purtroppo.
Ciao! Io sono professore d’italiano in Australia, questo sito è molto utile e spiega molto bene gli aspetti della grammatica italiana che i miei studenti sempre chiedono. Grazie mille.
4 stelle su 4
Molto utile
Sei forte, àncora di salvezza
Fantastica! Grazie per il suo contributo .Selina
Grazie! Molto utile e scritto chiaramente! Leggendo un po’ di tutto, o ascoltando un po’ di tutto, a volte mi assalgono dubbi atroci:-). Utilissimi per me gli esempi 1,2 e 3 relativi al periodo ipotetico del congiuntivo! Alla tv dicono spesso “Ci vediamo settimana prossima.” “E’ successo settimana scorsa” : a scuola io avevo imparato “LA settimana prossima” “LA settimana scorsa”…. quale di queste espressioni e’ corretta?
Ciao Sandra, la forma corretta è “la prossima settimana”, anche se l’altra sta prendendo sempre più piede
Grazie del chiarimento
Veramente completo!!!
Complimenti. Veramente eloquente. Grazie
Complimenti per l’ottimo riassunto! Per completezza, potresti chiarire il dubbio su “Dai/Dài”? Qualcuno sostiene che all’imperativo vada scritto con l’accento per distinguerlo dalla forma dell’indicativo; Wikipedia dice che l’accento è ammesso ma sconsigliato, senza spiegare perché. Infine, aggiungerei che le virgole non sempre sono troppo poche! Infatti qualcuno tende a metterle tra soggetto e verbo anche quando non c’è un inciso.
Rispondo a Falco confermando che l’imperativo (seconda persona singolare) del verbo dare va scritto con la “a” accentata oppure, in alternativa, nella forma “dai” (in questo caso niente accenti…). Per approfondimenti: http://dizionari.corriere.it/dizionario-si-dice/D/da-dai.shtml
Mi si accappona la pelle! Povero italiano, che viene stuprato ogni giorno.
Sei stato bravissimo. La tua grammatica rapida sarà utilissima a un sacco di persone. Nel prossimo numero ospiterò un tuo articolo su ‘Marca Gioiosa’ e citerò il tuo sito, e il tuo lavoro. Buon tutto. Ciao.
Riassunto utilissimo e chiarissimo. Molto bravo. Tu pensa che una volta ero in attesa del mio turno in una cartotecnica. Davanti a me un sedicente scrittore ritirava la bozza corretta della sua ultima fatica letteraria. Il mazzo di fogli stampati, legati con un elastico, era preceduto da un foglio bianco sopra il quale era scritto in stampatello maiuscolo: CORREZZIONI. Da brivido.
Aggiungo un dettaglio: “perché” si scrive con l’accento acuto, non con l’accento grave (come finché ecc.) Altro dettaglio: quando si inizia un periodo con le vocali “È” o “É”, bisogna usare la Mappa caratteri, che permette di scrivere le vocali accentate, non apostrofate (in ambito tipografico usare le maiuscole con l’apostrofo al posto dell’accento è considerato errore). Fine (per ora). Ciao! Ottima serata.
Ottimo lavoro, grazie!