In fuga dal mondo
Tutti dovremmo avere un luogo dell’anima, dove chiedere asilo nei momenti in cui i ritmi imposti dalla stupidità umana sembrano sopraffarci.
Io ho la fortuna di averlo trovato e non c’è giorno in cui non mi conceda una visita, anche se solo con il pensiero. Ma a volte i sogni possono diventare realtà… e allora un treno e una bici diventano vere e proprie ali, che mi regalano emozioni talmente forti da cancellare per un momento mesi e mesi di autentica follia.
Voglio che questa pagina diventi un diario dei giorni nei quali ho trovato il coraggio di fuggire da tutto e tutti solo per guardare il mare dal mio adorato Casteldimezzo.
16 ottobre 2015: di corsa verso un sogno
Corri, autobus, corri: è mattina presto, ma a Bolzano c’è già un treno pronto a partire! È un giorno speciale, un po’ folle, ma ogni tanto ci vuole.
Corri, treno, corri: Pesaro mi aspetta! Lascia alle spalle le montagne, ecco la pianura, ora punta il mare!
Corri, taxi, corri: manca davvero poco, non sto più nella pelle! Riconosco i luoghi, le strade e ogni singolo passaggio come un esule tornato a casa dopo tanto, troppo tempo.
Correte, gambe, correte: Casteldimezzo è proprio dietro l’angolo, il sogno si sta realizzando…

Ebbene sì, ci sono riuscito: nell’arco di una giornata ho visto il mare e sono rientrato ad Appiano giusto per andare a nanna 800 km di treno, 14 ore in movimento, due pasti consumati alla spicciolata e qualche attimo di apprensione alla stazione di Bologna per un cambio treno al volo, ma alla fine tutto è andato nel verso giusto. Cosa non si fa per Casteldimezzo!
29 aprile 2016: una gioia nuova di zecca!
Una giornata che rimarrà scolpita nella mia memoria, una delle migliori della mia vita, ancora una volta vissuta grazie alla bici! Tre ore di risate e lacrime di gioia sulla mia ADORATA Panoramica Gabicce-Pesaro (la “Pano” per gli amici) di una giornata tirata fuori con le unghie e con i denti da un marasma scellerato di ansie, impegni, doveri di una massacrante quanto assurda catena di montaggio che qualcuno chiama “vita”.
Partito in treno di buon mattino, alle 12 ero già in sella su una bici a noleggio rimediata a Pesaro (un GRAZIE alla professionalità di Pesaro bici), incredulo, a chiedermi se era vero, se davvero avrei presto guardato il mare da Casteldimezzo: una gioia nuova di zecca di cui finora avevo solo sentito parlare!
Questa volta la Pano me la sono gustata alla grande, cogliendone ogni più piccolo dettaglio e scoprendo inediti punti di vista.
L’entrata a Casteldimezzo, annunciata dal mitico cartello che ormai è un’icona nella mia vita, è stata una liberazione forte, un’emozione incontrollabile, qualcosa che attendevo da mesi e che voglio, pretendo di ripetere dieci, cento, mille volte ancora. E al mio fianco sempre LEI, due ruote e una manubrio che mi portano docilmente ovunque io chieda. Ieri, oggi, domani, sempre. Amore, amore, amore.

Questa volta è andata proprio alla grande: Casteldimezzo raggiunto grazie al treno+bici!
17 marzo 2017: respiro!
Questa volta la “Pano” me la sono esplorata proprio tutta, palmo a palmo… o meglio: passo dopo passo Discesa dal treno a Pesaro, taxi fino a Santa Marina Alta e da lì 20 km di trekking fino a Gabicce su e giù, dentro e fuori, alla scoperta di scorci nuovi e in parte inaspettati! Sapevo già che oltre alla panoramicissima strada provinciale esiste un dedalo di sentierini che corrono sul ciglio di straordinari precipizi sul blu dipinto di blu. Ma i monti Castellaro e Trebbio sono stati una sorpresa, veri e propri balconi sul mare che spumeggia duecento metri più sotto. Azzurro, tanto azzurro, il colore della spensieratezza e di quel distacco di cui ho un bisogno assoluto e una fame sempre più disperata. “Eccomi a casa” è stato il primo pensiero quando ho potuto abbracciare con lo sguardo l’orizzonte aperto, libero, che non dovrebbe MAI mancarmi. L’esatto contrario della terra angusta e soffocante in cui mi sono dovuto nuovamente immergere, trattenendo il respiro, in attesa di rivedere ancora una volta il mare e quegli spazi infiniti: un tormento maledetto che non può e non deve durare per sempre!

Uno dei tanti scorci per sognare: i sentieri della Panoramica offrono una serie di fantastici balconi sull’infinito.

Semel in anno… licet insanire!
17 novembre 2017: ho pianto per te.
Mi ero ripromesso di riportare in questa pagina il racconto delle mie fughe a Casteldimezzo e della gioia che esse mi regalano. Ma sento forte il bisogno di urlare che questa volta non ce l’ho fatta, perché troppo tardi ho saputo di una bella manifestazione sulla Panoramica, con la strada chiusa al traffico per una biciclettata vista mare, e troppo in fretta avrei dovuto organizzarmi. Ho pianto… ma per cosa dovrei piangere, dopotutto? Per le piccole umiliazioni che la vita da brav’uomo mi impone ogni giorno o per tutte le cose a cui devo rinunciare ad ogni passo per restare affannosamente a galla, ancora per un po’? Ho pianto per te, mio adorato Casteldimezzo, e sai una cosa? Ne sono ORGOGLIOSO. A presto!
6-7 aprile 2018: io so cos’è la gioia!
Scendere dal treno accolto dall’aria frizzante e da un tiepido sole di primavera, saltare in sella sulla prima bici a noleggio che mi capita sotto il sedere, partire nel blu dipinto di blu con la stupenda consapevolezza che presto sarò a Casteldimezzo e che niente e nessuno potrà fermarmi, anche se dovessi volare per arrivarci.
Fare il “giro largo” per poter potermi gustare al meglio la discesa verso il borgo, scorgere il mitico cartello su uno sfondo fatto di cielo e di mare, fermarcisi davanti e piangere, piangere, piangere, finalmente, finalmente, finalmente! Giorni, settimane, mesi di PURA FOLLIA, di rabbia, ansia e terrore di non poter vivere questo momento ancora una volta, una volta di più. Lasciare che lo sguardo si perda verso l’orizzonte, dove cielo e mare si fondono, con le ferite dell’incendio ancora aperte ma che paradossalmente rendono tutto ancor più bello perché ancor più aperto e panoramico, e sognare una vita fatta solo di questo…
Un bellissimo saluto “a domani!” e la Pano che scorre sotto le mie ruote, Fiorenzuola, Santa Marina Alta, la discesa a Pesaro, poi la ciclabile per Fano, il Conero che si staglia all’orizzonte, tutto questo per me e solo per me. Sì, questa è la gioia, una gioia incondizionata, che nessuno potrà mai togliermi.
E il giorno dopo il percorso al contrario, tante soste ma anche una bella battaglia con un ciclista del luogo trovato per caso, io con lo zaino nel cestino e lui in bici da corsa e divisa d’ordinanza, ma l’aria di mare fa miracoli, eccome se li fa
Un arrivederci, l’ennesimo arrivederci a Casteldimezzo e la speranza, disperata e forte, di rivedere quel cielo e quel mare. E di ricongiungermi ancora una volta con la mia anima dalla quale un treno ora mi sta riportando lontano.
A presto, gioia.

A Casteldimezzo ci arriverei anche in carriola
3 luglio 2018: ecco la mia forza.
Non vorrei che i miei lettori (lettori??? Mah…) possano pensare che io capiti sulla Pano solo per pochi giorni l’anno. Eh no, una vacanza estiva in zona ci scappa sempre e non c’è giorno che non mi conceda un passaggio al mitico cartello, alla fontanella del borgo e, perché no, anche al resto: Fiorenzuola, Santa Marina Alta, Pesaro, la ciclabile per Fano… Ma questo pomeriggio è stato più speciale degli altri perché, con la famiglia per centri commerciali, mi sono permesso un secondo passaggio Partito alle 14 con il classico caldone estivo, in piena digestione e con le gambe ancora indolenzite per la pedalata mattutina, quei sia pur pochi chilometri sarebbero dovuti risultare piuttosto pesanti, anche perché l’ultimo tratto, salendo da Colombarone, presenta pendenze superiori al 15%. Ma ragazzi, non stavo andando “da qualche parte”, stavo andando a Casteldimezzo
Così sono letteralmente volato sulle ali dell’entusiasmo, e proprio per questo posso catalogare questa occasione come uno “dei giorni nei quali ho trovato il coraggio di fuggire da tutto e tutti solo per guardare il mare dal mio adorato Casteldimezzo”, come recita l’introduzione di questa pagina!
Una volta posizionatomi dove so io ho scattato questa foto:
Ebbene, in questa foto c’è tutto ciò che mi dà la forza di continuare a rimanere a galla nel mare magnum delle idiozie quotidiane: il cartello, la mia bici, il mare, il cielo, il sole e, dulcis in fundo, la brezza profumata che rinfresca meravigliosamente il corpo e lo spirito.
Detto francamente, non mi serve altro.
20 ottobre 2018: nuove suggestioni.
Questa volta mi dico “BRAVISSIMO!” per aver saputo cogliere al volo un’occasione di platino! La mail che annunciava la conferenza sulla falesia del San Bartolo al museo di Fiorenzuola mi ha messo in fibrillazione fin dal primo momento. Giorno e ora dell’incontro si prestavano infatti a meraviglia per una delle mie fughe sulla Pano e per questo sono bastati pochi attimi per organizzare idealmente il viaggio: in treno fino a Pesaro, con una bici a noleggio fino a Fiorenzuola (non prima, ovviamente, di aver fatto uno, due, tre salti a Casteldimezzo!) poi la conferenza e infine un’inedita pedalata Fiorenzuola-Pesaro alla luce della luna e al cospetto del mare!!! Come si sa, però, spesso tra il dire il fare ce ne corre… ma non in questo caso, visto che in un battibaleno ho prenotato treno, albergo e bici! Quanta tensione nei pochi giorni di attesa, sembravano non passare mai, il timore che qualcosa venisse a rompere le uova nel paniere mi teneva sveglio la notte! Poi ecco il sabato, la partenza di buon mattino, l’arrivo a Pesaro con quell’atmosfera tranquilla e rilassata delle città di mare, il ritiro della compagna a pedali e le tre ore di spensierata beatitudine sulla Pano fino all’adorato Casteldimezzo, senza fretta, con tante foto e altrettanti sospiri nei punti panoramici che ben conosco Una volta cambiato indumenti e riguadagnato un aspetto decente :-D al museo paleontologico di Fiorenzuola ho potuto conoscere la dr.ssa Bedosti, ascoltare la sua esposizione e quella altrettanto interessante del geologo Stefano De Angelis, nonché assaporare racconti e aneddoti di un pubblico composto in gran parte da esperti di Natura, il cui amore per il San Bartolo traspariva da ogni parola. Potevo ancora chiedere qualcosa da quella giornata così densa di emozioni? Ebbene sì: il rientro a Pesaro alla luce della luna e dell’amico faro di Santa Marina, un’esperienza che non dimenticherò. L’ennesimo grazie alla bici, al mare, alla Pano… e ora di nuovo in apnea, sempre più rabbiosamente determinato a fare in modo che, un giorno, questa possa essere la cronaca di una normale giornata della mia vita. Sarà dura, ma voglio, devo provarci.

Ottobre a Casteldimezzo!
2 aprile 2019: solo un sogno, un meraviglioso sogno… o forse no!
Ieri mi è capitata una cosa strana, bella e brutta, triste e meravigliosa, tutto assieme. Mi sono trovato su un treno per una delle mie “toccate e fuga” in bici+treno al lago di Garda. È bastato un attimo per capire che quella su cui mi trovavo era la linea che mi ha accompagnato a vivere le avventure (poche, purtroppo!) di cui racconto in questa pagina. La voce metallica dell’altoparlante ha ricordato infatti che il treno era diretto a Bologna; da lì un intercity porta comodamente sulla costa adriatica, dove si trova un certo paesino fatto di cielo e di mare Ebbene, per un attimo mi sono immaginato su quel treno per partire e non tornare: un addio definitivo, senza appello e senza rimpianti, con la stupenda consapevolezza che mai più permetterò a queste montagne di soffocare la mia anima, mai più. Mi sono voltato con il sorriso in direzione del mare, strizzando gli occhi al sole, già pronto a darmi il benvenuto nella mia nuova vita, a Casteldimezzo. È stato un attimo fantastico in cui ho pianto di gioia, perché l’ho vissuto VERAMENTE. Un viaggio di sola andata, nei bagagli tutti i sogni che NESSUNO è mai riuscito a strapparmi di dosso, nemmeno nei momenti più bui. Questione di pochi, meravigliosi secondi: non oso immaginare che cosa succederebbe se potessi vivere davvero un’esperienza del genere. Forse è dietro l’angolo, o forse non accadrà mai: ma il solo pensiero mi tiene in piedi, ancora per un po’.
14-16 aprile 2019: sono stanco.
Come Tom Hanks in “Forrest Gump”, che dopo aver corso per tutti gli Stati Uniti ammette di essere “un po’ stanchino”, comincio anch’io ad averne abbastanza. L’ho constatato in occasione di un bici+treno di 3 giorni (un lusso che non dovrebbe essere un lusso!) grazie al quale, oltre a godere delle meraviglie del Conero, ho potuto pedalare per due volte sulla Panoramica. Ebbene, all’ennesimo saluto a Fiorenzuola, a Casteldimezzo e al Tetto del Mondo, dove faccio provvista di aria buona prima di immergermi nuovamente nel fetore della non-vita, mi sono sentito stanco… stanco di arrivederci che potrebbero essere addii, stanco di non poter godere di un panorama fatto di un blu sterminato ogni volta che mi va. Non mi sembra di chiedere molto, voglio solo poter posare il mio sguardo laggiù, dove cielo e mare si incontrano, e dimenticare tutto. Non è questione di voler essere felici: al cartello io sto bene e sono in pace. Tutto il resto è fiato corto.
Voglio, posso, devo crederci. Ma l’eventualità che tutto sia vano mi terrorizza.

Sosta a Casteldimezzo, in viaggio verso Fano e il Conero…
14-15 settembre 2019: la fiammella resiste.
Avanti strisciando, non mi viene in mente un’immagine più calzante. Eppure sulla “Pano” ogni volta rinasco per un miracolo che saprei spiegare anche troppo bene. In questa occasione devo ringraziare il buon Sté, che ha la casa a Misano e che con l’amico Ivano aveva progettato una scappata in zona per il gran premio motociclistico. Due giorni di LUCE strappati al nero assoluto di una vita passata a produrre reddito. Arrivo il sabato, il mare, l’orizzonte libero, un respiro profondo nella brezza che mi accoglie e via alla ricerca di una bici a noleggio, una qualunque. Ne trovo un modello da donna, carina, il cambio c’è e va anche bene, non chiedo altro che di saltarci sopra e partire per Casteldimezzo, ci potrei arrivare a occhi chiusi. In men che non si dica sono al bivio sulla Pano, lo strappetto, l’immancabile gatto a bordo strada, le mura del paese, la salita che per un attimo si incattivisce, il verde, la svolta a destra, il cartello, i colori del mare e del cielo che si toccano, il muretto, il mio posticino tra l’erba. Basta, potrebbe finire tutto qua, tutto, tutto in questo istante. Che cos’altro desidero, cos’altro desidero oramai? Nulla, nulla, nulla, assolutamente nulla, il vuoto spinto. Dai, devo tornare per la cena, c’è tempo per un salto alla Montagnola, tanto il clou è il giorno dopo: ben 90 km in pantaloncini scuciti e scarpe da ginnastica coperti senza sforzo apparente, con una leggerezza d’animo che di questi tempi sa di magia. La fortuna di trovarmi nel bel mezzo di una cicloturistica, iniziare a chiacchierare, qualcuno mi riprende con il cellulare, ma come fai ad andare così forte con quella bici da donna, sei un grande, e vabbè non esageriamo! Mi affianca un veterano tutto nervi, potrebbe essere mio padre, mi parla delle ripetute fatte ieri su per Gemmano, ma siamo matti, questo è un mito assoluto! Si parla di Montefiore, l’ascesa a San Marino e poi si arriva idealmente al Carpegna, ci si può commuovere da quanto si è felici? Io ci sono riuscito, ogni volta sulla Pano è un’emozione diversa. E poi il su e giù in mezzo al gruppo multicolore tra il profumo dei pini, l’adorabile casino sul lungomare di Pesaro, la ciclabile per Fano sempre troppo affollata, machissenefrega tanto io guardo il mare, gli scogli all’ingresso della cittadina, e l’infinito poco più in là… la foto di rito, laggiù c’è il Conero, che bei ricordi, ci tornerò? Sarebbe ora di mangiare… mi basta una merendina, io oggi mi nutro di cielo e di mare. Giro il manubrio e si profila nuovamente la sagoma del San Bartolo, gli occhi scintillano e le gambe fremono… ah, se avessi la bici giusta! Ma prima di imboccare la salita una ciclista mi dice di avermi visto poco prima in un filmato proiettato in spiaggia, resoconto della cicloturistica della mattina. Mi fa i complimenti, io mi schermisco ma l’orgoglio e la soddisfazione in quel momento sono ENORMI, sono riuscito a diventare un personaggio sulla Pano, che altro potrei chiedere ancora oggi? :-P I passaggi a Santa Marina, a Fiorenzuola, c’è Casteldimezzo, mi vorrei fermare e dimenticare questo mondo di cretini disposti a sacrificare la vita intera in nome di un Sistema che divora tutto senza pietà. Poi quattro chiacchiere con un triatleta che da Senigallia è arrivato fino a Gabicce Monte, la discesa verso la costa, Cattolica, Misano, il saluto a Marcello, il bagnino, quanti ricordi, lui mi ha raccontato mille aneddoti di questi posti. Il sogno è al termine, ma il segnale è chiaro: la fiammella arde ancora, non so per quanto: per alimentarla non posso far altro che continuare a sognare. Basterà?

Sosta a Casteldimezzo :-D
21-22 ottobre 2019: Ogni volta un respiro.
Ormai è così: ogni volta che vado sulla Pano prendo una boccata di ossigeno, poi torno in apnea. Il problema è che il fiato è sempre più corto, e infatti eccomi di nuovo qui dopo poco più di un mese dall’ultima visita! Classica toccata e fuga con il treno per Pesaro, il passaggio al solito noleggio per una due ruote, una qualunque, l’importante è che mi porti a Casteldimezzo. E mi ci ha portato, ma sarebbe meglio dire che ce l’ho portata io, vista la… scarsa qualità del mezzo che mi hanno affibbiato! Vabbè, non era questo l’importante, e comunque in un pomeriggio sono riuscito a coprire l’intera Panoramica, andata e ritorno, e ci è scappato anche un passaggio a Gradara. Non potevo chiedere nulla di più per quel giorno, ma la mattina dopo, sul lungomare tra Pesaro e Fano, ero già a fantasticare dinnanzi al mare su quando e come prendere un’altra boccata di vita… ma quanto può durare ancora ‘sta cosa? MA BASTAAAAAAAA!!!

Ma quante bici avrò appoggiato a quel cartello? BOH!
11 febbraio 2020: a stare bene.
La fretta di rimettere i piedi (e le ruote) a Casteldimezzo dopo un inverno assolutamente da dimenticare era tanta. E così, agevolato da una stagione particolarmente mite, mi sono trovato ai primi di febbraio a pianificare una delle mie pazzie sulla Pano della serie “tutto in un giorno”, con partenza alle 7:12 e rientro a casa poco prima delle 22. Ci ho pensato la prima settimana, rimandando per i soliti crucci piccolo-borghesi (i soldi, il lavoro, gli impegni…), ma qualche giorno dopo le dita sulla tastiera hanno fatto tutto da sole e i biglietti del treno sono saltati fuori dalla stampante senza che io potessi fare nulla per impedirlo :-D Beh, non è andata proprio così, ma l’importante è che alle 9:58 dell’11 febbraio, dopo la solita corsa da una parte all’altra della stazione di Bologna, sia saltato sull’intercity per Taranto che per me è ormai l’adorato ciuf ciuf che mi porta al mare. Che emozione quando, in vista di Rimini, si inizia a scorgere l’azzurro all’orizzonte e che bellezza vedere profilarsi la sagoma del San Bartolo! Giunto a Pesaro, in pochi minuti ero già a Pesaro Bici, dove sto diventando un cliente abituale a ritirare una MTB rosso fiammante davvero niente male, con la quale ho potuto scorrazzare su e giù per la Pano, anche per sterrati. Poi l’arrivo a Casteldimezzo dicendomi che sì, esiste davvero, non è solo un bel sogno, ho stretto i denti tre mesi per godere ancora una volta di questa meraviglia! Il posto che sa riportarmi alla serenità c’è, eccome se c’è; dovrò combattere ancora, come una marionetta stanca che vive del profumo del mare e dall’azzurro del cielo. Avanti!

Sono mesi che non piove seriamente sulla Pano, ma io me la sono goduta lo stesso!
Casteldimezzo! Ma solo virtuale :-/
Mala tempora currunt Con la diffusione anche in Italia del Coronavirus le possibilità di attività all’aria aperta si sono via via ridotte fino all’isolamento quasi totale in casa all’inizio di marzo. La scappata a Casteldimezzo a febbraio assume dunque oggi un’importanza ancora più grande… in effetti già allora l’argomento iniziava a prendere piede e la sensazione che stesse succedendo qualcosa di brutto era nell’aria: ringrazio il cielo di aver trovato il coraggio di sfidare, ancora una volta, il senso comune che distrugge le nostre vite. Ora mi trovo in una vera e propria “quarantena ciclistica”, a pedalare tra quattro mura. Desolante per chi non vorrebbe davanti a sé altro che il blu del mare e l’azzurro del cielo, ma per ora non c’è altro da fare. Per rendere questo periodo il meno noioso possibile, ho preso spunto da un amico di Strava sfruttando le potenzialità della bike in palestra, che è in grado di misurare abbastanza precisamente il lavoro profuso in watt. Così ho preso alcuni dei più bei giri fatti da quando ho iniziato ad usare Strava e li ho “tradotti” su carta, suddividendo i vari tratti (il social ciclistico li chiama “segmenti”) a seconda del livello di difficoltà. Ne è venuta fuori una cosa neanche così male, stimolante a sufficienza per farmi stare in sella anche 40 e più km. E dove mai avrebbe potuto svolgersi il primo di questi giri virtuali? Ma sulla Panoramica, ovviamente, con un primo passaggio, e poi l’arrivo, proprio al cartello! Non pensare che ti possa dimenticare, mio adorato Casteldimezzo, non lo farò!

Chi avrebbe mai pensato che avrei dovuto accontentarmi di un giro virtuale sulla Pano?
19-22 giugno 2020: tre giorni in un altro mondo
Per tre giorni ho vissuto davvero in un altro mondo. Un mondo fatto di mare, cielo, ma soprattutto bici e Casteldimezzo! Tre giorni da solo, sempre sui pedali, tranne i momenti in cui dormivo :-D Sono arrivato alla stazione di Gabicce alle 16:25 con la bici al seguito, ho raggiunto il vicino albergo, ho buttato lo zaino sul letto, indossato la divisa ciclistica e alle 17:25 (Strava mi è testimone) ero già a Casteldimezzo. Tra sabato e domenica l’unico mio pensiero è stato quello di pedalare, fare una doccia, ri-pedalare, rifare un’altra doccia e poi pedalare per una terza volta, dimentico di tutto, anche di pranzare. Sono stati tre giorni in cui mi sono scoperto una persona ancora più positiva, tranquilla e dinamica di quello che pensavo, tre giorni a stretto contatto con tutto ciò di cui ho davvero bisogno, e non è certo molto: davanti a me una distesa di azzurro, il colore della serenità, e Casteldimezzo a portata di… pedali. Come la mattina della partenza, alle 7, per un altro saluto, il quarto della serie. Quattro visite in tre giorni, tra cui quella di sabato pomeriggio, durante la quale ho ciondolato tra Casteldimezzo e il Tetto del Mondo con animo tanto sereno da non essere io, perlomeno quell’io che vive in una scodella di terra velenosa incastrata tra i monti e deve, suo malgrado, abbassare la testa e accumulare denaro, quasi fosse l’unico motivo per il quale si viene al mondo.
Tre giorni che vorrei diventassero trenta, trecento, tremila. E poi basta, basta tutto.

La mattina presto, prima del rientro a casa ;-(
19-21 settembre 2020: In fondo non ho bisogno di nulla…
…tranne ovviamente del mare, di Casteldimezzo e della mia bici Ne ho avuto l’ennesima riprova (non serviva) nel weekend lungo appena trascorso, grazie ancora una volta all’ospitalità in quel di Misano dell’amico Stefano. Sabato 19 e domenica 20 settembre ho potuto disporre liberamente della mattinata e della prima parte del pomeriggio per pedalare tra Romagna e Marche, con passaggi multipli a un certo cartello sul mare
Fenomenale la scappata mattutina a Casteldimezzo il giorno della partenza (molto simile a quella di giugno!) dove ho potuto finalmente godermi il panorama in santa pace, senza il fastidioso ronzio di auto, moto e turisti mordi e fuggi. Un momento, solo un momento di pace assoluta, con lo schifo di questa vita idiota cacciato oltre l’orizzonte, dove cielo e mare si toccano. Una meraviglia che vorrei fosse di tutti i giorni, a me non servirebbe altro… non pensiamoci, che fa male all’anima :-/
26-29 aprile 2021: l’adesso. A Casteldimezzo.
Covid, casini, lavoro, paure… come al solito tutto rema contro, ma la voglia di pedalare sulla Pano spazza ogni problema. E così eccomi a Cattolica per uno dei miei bici+treno proprio al ripristino degli spostamenti tra regioni dopo il lockdown, il 26 aprile. Sono stati tre giorni molto diversi dalla vacanza di giugno 2020, quando il meteo fu decisamente più clemente. Questa trasferta ha invece assunto connotati quasi fantozziani… Intendiamoci, a me bastava essere lì, ma il maltempo ha inevitabilmente condizionato le mie pedalate. Sei passaggi a Casteldimezzo in tre giorni non sono un record, ma è comunque un bel toccasana Tra l’altro il giorno 27, dopo una storica lavata che a Fano mi ha costretto a girare la bici fradicio e tremante, l’unico momento senza pioggia l’ho trovato al Cartello (lo scrivo in maiuscolo oramai)… Sarà solo un caso? Chissà.
Al Belvedere, sporto alla staccionata ad osservare l’infinito tinto di azzurro, ho pensato a quanto valga l’adesso. Per il benpensante quell’adesso sarebbe stato, come tutti gli altri istanti, funzionale al miserabile raccatto di denaro, in vista di un futuro dove i soldi serviranno a lenire le sofferenze della vecchiaia. Semplicemente agghiacciante.
Quell’adesso alla staccionata ha rappresentato per me la magica sospensione di tutto lo schifo. In quel momento di pausa da tutto, ho sperato che tutto finisse. Sarebbe stato un momento perfetto, davanti a cielo e mare, nel mio adorato Casteldimezzo.
Ma posso anche trarne un’ispirazione diversa. Perché quell’adesso potrebbe diventare SEMPRE. Basterebbe un colpo di spugna, forte. Un ADESSO BASTA. Basta. Solo bici, cielo e mare. Basta!

Un adesso che duri per sempre. A Casteldimezzo.
11-14 giugno 2021: seeenza fineeeee…
E niente, dopo poco più di un mese mi sono ritrovato casualmente di nuovo in bici, a Casteldimezzo Forse era una rivincita per i tre giorni di fine aprile condizionati (diciamo così…) da pioggia e freddo, o forse ma più probabilmente era la voglia di fare una delle cose che più mi piace al mondo: bighellonare in bici sulla Pano, dentro e fuori, su e giù
E mentre in bici mi godevo la brezza che risaliva dal mare mi sono detto che sì, questo è vero amore, di quelli senza compromessi e senza fine. Al punto che “Senza fine”, la famosa canzone di Gino Paoli, è diventata il leitmotiv di quegli allegri giorni in cui ancora una volta sono riuscito a dismettere l’orribile vestito da macchietta intenta a racimolare denaro che a nulla serve, se non far girare a vuoto le rotelle della nostra vita. E senza fine è l’amore per Casteldimezzo che porto con me, nell’attesa che questa rubrica diventi solo un ricordo. E che ogni giorno sia fatto di amore. Quello vero, però.
PS: aggiungo una postilla in quanto ho finalmente ho conosciuto Miss Panoramica :-D È una signora di una certa età, magrissima, che nel periodo estivo vedo girare regolarmente sulla Pano con una city bike. Dopo un paio di incontri nei giorni precedenti, ho trovato finalmente il coraggio di “attaccare bottone” Si tratta di una signora di Imola, che ha la casa al mare. Le ho detto che saranno almeno dieci anni che la vedo girare in zona e l’ho lasciata con un “arrivederci” che spero sia benaugurante per lei, ma anche per me!
18-22 settembre 2021: io non ho più incertezze
Torno da questa breve vacanza a Misano, a pochi colpi di pedale da Casteldimezzo, più determinato che mai. Ho trascorso cinque giorni da solo, contando solo su me stesso, dovendo organizzare questa piccola parentesi di vita in piena autonomia. È andata alla grandissima, esattamente come mi aspettavo. Non ho avuto paura della solitudine ed i miei bisogni materiali sono rimasti sullo sfondo, lontani, quasi insignificanti. Le cinque bustine di tè che ho portato nello zaino rappresentavano egregiamente il “peso” del mio bagaglio materiale. Con una cifra miserrima mangiavo e mi lavavo; con quel poco che avevo con me mi vestivo; di tutto il resto non mi importava nulla, se non di saltare in sella di buon mattino alla volta della Panoramica. Dopo ore di bicicletta mi fermavo a Casteldimezzo a guardare il mare senza provare fame, sete, fatica; bisogni che semplicemente NON ESISTEVANO.
Uno stato di grazia che so ben spiegare, perché mi rendo conto che ogni capitolo di questa pagina non è solo la nota su un diario, ma rappresenta la tappa di un cammino spirituale, un allontanamento graduale da tutto ciò che ci viene spacciato come necessità. Ora comincio ad essere in alto. Imparo sempre più a stare bene avendo poco, o ancora meno. La brezza profumata di mare, i panorami sterminati, il blu e l’azzurro che riempiono l’anima di serenità. E la solitudine. E Casteldimezzo al centro esatto di tutto questo.
Con queste considerazioni sono ripartito verso Bolzano. C’è stato un tempo in cui piangevo nell’attesa di un nuovo ritorno a casa, ora non più.
E non contano nulla di nulla i giudizi dei benpensanti di tutti i generi. Non il lavoro e il denaro, gli impegni e il superfluo che crediamo indispensabile dovrebbero essere il fine della nostra vita, ma la semplice ricerca della felicità.
Io l’ho trovata. Io ho Casteldimezzo e i suoi panorami sul cielo e sul mare. Io ho la felicità. E nessuna incertezza.
19-20 novembre 2021: Casteldimezzo nella nebbia
Come fa quella canzone? “E siamo ancora qua, eh già, eh già!” Ebbene sì, di nuovo a Casteldimezzo
La formula è quella più classica: bici sul treno, arrivo in albergo, zaino sul letto e via per la Pano! Ma questa volta il periodo scelto era un po’ (tanto) in là con la stagione, addirittura l’ultima parte di novembre! E infatti alle 17, quando ho imboccato la salita magica, l’oscurità già incombeva… ma non sono uno sprovveduto e mi ero portato tutto il necessario: luci, gilet fosforescente e una voglia matta di addentare i tornanti della Panoramica! Così ho avuto il privilegio di visitare il borgo dei miei sogni in un contesto ben diverso da quello classico, in una sera di novembre, a turismo zero, con un’atmosfera surreale che pochi luoghi possiedono. Dalla staccionata il mare, duecento metri più sotto, si intravedeva appena. Sembrava un immenso nulla intento a mormorare… che suggestione fantastica! E poco più in là un tramonto arancione salutava una giornata da cerchiare sul calendario. Ma il clou è stato il giorno seguente, che ho dedicato interamente alla bici e al mare. Ho “timbrato” due passaggi in un Casteldimezzo immerso nella nebbia, ma quella nebbia era soltanto fuori. Dentro di me tutto è chiarissimo già da tempo, perché Casteldimezzo è un faro enorme e luminosissimo, che riesco a scorgere anche da quel buco incastrato tra le montagne che, mio malgrado, per ora devo chiamare “casa”. E quando scende la nebbia, volgo il cuore verso la luce e navigo a vista in attesa di tempi migliori. In attesa di Casteldimezzo, dove splende sempre il sole.
12-13 aprile 2022: tutto il mio mondo
L’ennesimo inverno, nero e freddo. Ho perso il conto di quanti, ormai. Passato in attesa, sperando che finisca in fretta, che arrivino i giorni in cui poter buttare nuovamente lo sguardo nel blu. E quei giorni sono arrivati. Quest’anno un po’ più tardi del solito per le bizze di un meteo bislacco, con una primavera fredda quasi quanto l’inverno. Due giorni, che valgono un’enormità. Ma, a pensarci bene, io sono sempre stato lì. Con il pensiero, con l’anima, con i sogni. Solo il corpo è prigioniero. Considerazione fatta mentre davo le ultime, furiose pedalate dopo il camping, prima di imboccare a tutta la salitella che porta a Casteldimezzo. Io sono lì ogni giorno, quello è il mio mondo. A qualcuno può sembrare piccolo? A me non importa. Lì c’è tutto. Il cielo e il mare, e io dentro nel quadro, con la mia bici. Esiste altro? Io non credo. È cambiato tanto dai primi paragrafi di questa pagina, quando ogni rientro era un dramma. Ho imparato a mettere la mia vita in stand-by, quasi fossi una macchinetta (ma non lo siamo, dopotutto?) e a riprendere a respirare in vista del Cartello. Una vita a singhiozzo. Ma ogni volta che respiro nel mio mondo la gioia è infinita, indescrivibile. O forse sì, si può descrivere: è semplicemente VIVERE.
Giugno 2022: mio adorato Casteldimezzo
Mio adorato Casteldimezzo, questa volta non posso raccontare di averti visto e pubblicare un’altra foto con l’ennesima bici appoggiata al cartello Ma voglio comunque ringraziarti un’altra volta. Perché tu mi hai insegnato cos’è la gioia, quella vera, e ora so trovarla ogni volta che voglio. Basta scrollarsi di dosso l’orrenda crosta di conformismi, luoghi comuni e banalità di cui viviamo e che ci illudiamo rappresentino la felicità. Quella prima volta in cui mi sono affacciato al tuo meraviglioso panorama è senza alcun dubbio il momento più importante della mia vita. Da lì, come ho già scritto, è iniziato un vero e proprio cammino spirituale che mi ha donato momenti di gioia assoluta, come un cerchio pieno e perfetto. Ora sono alla fine, ora so esattamente ciò che voglio. Io voglio azzurro, tantissimo azzurro. Voglio il sole che mi riscaldi l’anima. Voglio panorami sconfinati e la brezza profumata di mare. E voglio te e la mia bici in questo quadro. Niente altro. Niente altro. NIENTE ALTRO. Questo nettare riempie l’anima fino all’orlo, magica sospensione di tutto ciò che è materia. Niente lussi, niente superfluo, niente alienante quotidianità.
E nonostante tu resti il mio faro luminosissimo, un riferimento assoluto, ora posso cercare sprazzi di gioia anche altrove. L’Italia è bella e grande, e la gioia è ovunque. Ma tutto è partito da te e tutto tornerà a te, mio adorato Casteldimezzo.
Settembre 2022: sette giorni, otto Casteldimezzo
Curiosa vacanza a Misano, questa. È stata l’occasione per far conoscere Casteldimezzo ad alcuni amici che da anni sentivano parlare del borgo e del panorama sul mare. È piaciuto? Credo di sì, ma ovviamente le sensibilità sono diverse. Per me quella è CASA, altri possono avere un’idea diversa. Se a qualcuno non piace un risveglio con lo sguardo verso l’infinito dipinto di blu, il cielo che tocca il mare, le notti stellate, il faro che indica la via maestra, la brezza profumata di salsedine, l’aroma dei pini marittimi, i campi di girasole, le nuvole al largo a mo’ di sipario, il verde ed il giallo primaverile delle ginestre, gli strapiombi dove la terra lascia il passo al lavorio delle onde, la vista sul castello di Gradara, il profilo degli Appennini in lontananza… beh, sono problemi suoi
Poi, rimasto da solo, sono ripassato molte altre volte davanti al tuo panorama, mio adorato Casteldimezzo. Devo ammettere che in un’occasione ho chiuso gli occhi e ho sperato, per un solo secondo, che non fosse necessario riaprirli e proseguire questa stupida corsa verso il nulla più assoluto.
Che gran finale sarebbe.
11-14 novembre 2022: a Casteldimezzo da uomo libero!
Bella cosa la libertà… di viaggiare, di vedere e di realizzare i propri sogni… di VIVERE, insomma. Prima che sia troppo tardi. Senza tema di smentita, posso dire che Casteldimezzo mi ha reso quello che sono adesso, un uomo libero. La scintilla è nata lì, nel luogo in cui ho imparato cosa sono davvero gioia, serenità e bellezza. Quelle vere. Forse quel 6 aprile 2018 è stato il giorno della svolta, chissà. Che strane suggestioni, anche questa volta, imboccando l’ascesa per Casteldimezzo all’imbrunire, dopo una giornata passata in treno. Chissà se anche altri vengono ogni tanto pervasi dalla sensazione di fare quello per cui si è nati. Prendere l’abbrivio in discesa dopo l’incrocio per la Vallugola, rischiare un pochino nella curva con l’immancabile fondo sporco di terriccio e poi via, a tutta fin dopo il Cartello, in cima alla collinetta, una fatica da cavallo da corsa fatta con il sorriso. Ridicolo? Io non credo. Perché lassù ogni volta c’è il premio, enorme e bellissimo. C’è la vista del mare, c’è la brezza che risale il pendio mormorando tra le canne, c’è un silenzio che sembra irreale per chi conosce solo le nevrosi di un mondo malato, un silenzio che è musica per le mie orecchie. E lì, ogni volta, si compie il miracolo. Lì sono puro spirito. Fantastico. Soprattutto ora che sono LIBERO. Ti saluto sempre con la gioia nel cuore, mio adorato Casteldimezzo, perché sono quasi al termine del cammino. Manca solo un pezzetto. Arriverà anche quello, prima o poi. Spero ci sia il tempo.
10-14 marzo 2023: dal grigio all’azzurro
Rieccomi nel quotidiano dopo un carico di emozioni belle. Lo so, mi ripeto, ma ogni inverno è più terrificante del precedente. Giornate grigie, con una manciata di ore di sole pallido e quel freddo inquinato che arriva a sporcare l’anima. E la paura, a tratti irrazionale, che la primavera non torni e che non possa rivederti, mio adorato Casteldimezzo. Così, quando il treno si è mosso dalla stazione di Bolzano mi sono sciolto in un pianto liberatorio, incontrollabile. Curioso: una volta piangevo al rientro. Ma era un bel po’ di tempo che dovevo buttare fuori lo schifo di mesi dediti al niente, perché fare soldi per buttarli in una voragine grande e sempre più ingorda per me non ha nessun senso. Nessuno. È un’esistenza dedicata al NIENTE più assoluto. E quando ti ho rivisto, mio adorato Casteldimezzo, sono stato bene. Mi sono sentito al posto giusto. Non mi servono picchi di felicità e gioie immense, che pure hai saputo donarmi. A me basta stare bene. E quando sto bene, tutto diventa facile. Anche pedalare per 5 ore, tenendoti sempre come riferimento, pianificando l’allenamento in modo che tu sia l’inizio e la fine. Con il sorriso per averti visto e sapendo di poterti rivedere a breve
E la gioia, a fine giro, di fermarmi al residence di Misano per prenotare altri giorni di vacanza il prossimo mese, come fossi un bambino che chiede alla mamma nuovi biglietti per il luna park, per tornarci ancora. Un giro, mamma, un giro ancora. E poi ancora, fino a che sarà possibile…
24-28 aprile 2023: io non ti mollo
Questa volta al settimo passaggio in quattro giorni dinnanzi al cielo e al mare di Casteldimezzo, che mi regalano trecentosessanta gradi di azzurra felicità, ho fatto una promessa forte, solenne. Ho promesso che io non ti mollo, che non ti mollerò mai. Potrà capitare di tutto, ma tutto dovrà finire con te. E adesso che sono rientrato a casa, quella finta, trovando una devastante novità, il mio pensiero è teso verso di te, verso il momento in cui ti rivedrò. Perché ti rivedrò. Forse passerà del tempo. Tu aspettami, mio adorato Casteldimezzo. Io ritornerò.
15-19 maggio 2023: un Casteldimezzo dimesso :-/
Mio adorato Casteldimezzo, qualcuno diceva che la stupidità umana non ha confini, e purtroppo questa volta sei tu a pagarne le conseguenze. Le precipitazioni intensissime che hanno interessato l’Emilia nelle scorse settimane hanno trascinato verso l’Adriatico una montagna di schifezze, dalle carcasse di poveri animali costretti in allevamenti-lager alla fanghiglia inquinata di attività produttive di vario genere… il risultato è che il mare si è colorato in modo orrendo, dal verde al marrone passando per sfumature grigiastre. Una tristezza infinita. E così questa volta non ti ho potuto godere come avrei voluto, mio adorato Casteldimezzo. Il colpo d’occhio dalla staccionata era desolante… si salvava solo il mare aperto. Ci saranno altre occasioni, credo e spero. Per adesso lasciamo passare l’estate, aspettiamo che questa massa immane di carne che viene ad ustionarsi sulle spiagge risalga sulle proprie automobili e dopo estenuanti code sulle strade torni allo stress di tutti i giorni. Poi sarà nuovamente il mio turno A presto!
29 settembre – 7 ottobre 2023: il sussurro del vento
Mio adorato Casteldimezzo, ogni volta che mi affaccio alla tua staccionata vivo un’esperienza nuova. Questa è stata la volta del vento… con gli occhi chiusi e la mente completamente sgombra da ogni pensiero ho sentito la brezza profumata di mare sussurrarmi parole dolci e piene di speranza. Un’altra meravigliosa sensazione preclusa all’operoso uomo-standard, che si affanna a lasciare alle spalle la propria vita in cambio di una manciata di euro. Io ancora non mi capacito, ma con questa rubrica sto davvero scrivendo il mio futuro… leggerla mi fa tornare indietro nel tempo, quando anch’io vivevo di ansia e assurde corse verso il nulla, ma covavo già un sogno che presto potrebbe divenire realtà. Io ce la sto mettendo tutta, mio adorato Casteldimezzo. In questi spensierati giorni sono finalmente riuscito a stabilire alcuni contatti che più avanti mi potranno essere utili… in altre parole potrei aver fatto conoscenza con alcuni dei miei futuri compaesani!
28 dicembre 2023 – 2 gennaio 2024: Casteldimezzo invernale
Casteldimezzo in pieno inverno mi mancava Non che non fossi mai capitato sulla Panoramica in ottobre, in novembre, e anche a febbraio… ma nel periodo natalizio, con la doppietta San Silvestro-Capodanno, quello no
C’è da dire che in epoca di GW le temperature sono quasi gradevoli anche nei giorni del solstizio, e in questo caso ci ha pensato il garbino a tenere ben alto il termometro. Insomma, anche in questa occasione il cielo, il mare, l’aria tiepida e il profumo dei pini mi hanno tolto dalla testa la cassa da morto in cui sono costretto a vivere. Ancora per poco. Sì, ora lo posso dire: ancora per poco. È qualcosa più di una speranza: è il brivido, la gioia, l’attesa, la consapevolezza che qualcosa potrebbe cambiare, che tutti i giorni potrei avere Casteldimezzo a portata di pedali, ogni volta che vorrò. Con qualche aggiustamento rispetto al progetto iniziale, ma con il piccolo borgo sempre al centro dei miei pensieri. E allora il cammino sarà finito. E mi potrò sedere. Sfinito. Stravolto. Sfatto. Senza più lacrime. Deluso dalla vita, da tanti falsi amici, da persone che mi hanno camminato a fianco fino a che a loro è convenuto. Ma felice, finalmente felice. Ho retto colpi mortali per anni, mio adorato Casteldimezzo. Sarebbe ora di fermarsi. E guardarti, guardarti, e guardarti ancora.
Mio adorato Casteldimezzo, quando un’amica mi ha inviato questa immagine mi sono sciolto in un pianto silenzioso. Perché in queste quattro parole del Maestro Battiato potrei condensare tutto il contenuto di questa lunga pagina, nata un po’ per caso e diventata una vera e propria cronaca della felicità. Tutte le levatacce di primo mattino, i treni presi al volo con la bici al fianco, le corse per non perdere la coincidenza, gli zaini buttati sul letto appena entrato in albergo, le pedalate a perdifiato per rivederti ancora una volta… ebbene, io stavo facendo proprio questo: lasciavo tutto e mi seguivo. Rincorrevo la parte più genuina di me con la gioia di un bimbo e la determinazione di chi aveva già capito tutto da tempo. Lascia tutto e seguiti… lasciati alle spalle il superfluo, tutto ciò che è “avere” e non “essere”, non voltarti, e seguiti… corri, corri, la felicità è a due passi ormai.
Grazie Franco. E grazie Alessandra.
10-13 maggio 2024: manca un solo passo
Mio adorato Casteldimezzo, manca davvero solo un passo. Ogni giorno sembra un anno, ma ciò che aspettavo da una vita si sta profilando all’orizzonte: ti avrò sempre a portata di pedali e non ci sarà giorno in cui non potrò farti visita. L’attesa logora, e così per qualche giorno mi sono preso il lusso di soggiornare dalle tue parti, con i soliti, ripetuti passaggi sulla Strada delle Rive Rimarrà nella mia memoria l’arrivo del primo giorno, in cui sono piombato come una furia in paese siglando uno straordinario tempo su Stava, il social per i ciclisti malati di agonismo: quinto classificato su quasi 3600 persone. Ulteriore dimostrazione che tu sei la mia forza, la mia voglia di rimanere attaccati alla vita, la mia felicità. L’ho capito subito, tantissimi anni fa. Era solo questione di tempo. E il tempo sta arrivando.
20 agosto 2024: l’ultimo saluto, o il primo di tanti
Mio adorato Casteldimezzo, ti annuncio con gioia immensa che questa pagina si chiude qui.
Alcuni anni fa, nel mio ciclodiario, scrissi:
Caro ciclodiario, ogni tanto spunto dalla feccia in cui navigo insieme a mille altri sventurati e riesco a lasciarti un appunto. Sai, a differenza degli altri mille io ho un vantaggio, un enorme vantaggio. Perché io so cos’è la gioia. Io so cos’è la felicità. E ti posso dire che gioia e felicità sono esattamente l’opposto di ciò che quei mille pensano. Non è possedere, non è fare, non è dovere. È l’esatto contrario. È non possedere, non fare, non dovere. Vivere con l’essenziale una vita non-dedicata al lavoro, priva di assurdi impegni buoni solo a riempire un’esistenza altrimenti fatta di nulla. Spesso mi trovo anch’io tra quei mille, purtroppo. A testa bassa, denaro e lavoro, lavoro e denaro tutto ciò che conta. A portare avanti, senza sentimenti e senza passione, il compito che questo stramaledetto sistema ci assegna: PRODURRE-CONSUMARE-CREPARE. Nulla di più, nulla di meglio. Ma quando sono in bici, lontano da tutto e da tutti, il miracolo accade sempre. Forse solo per un attimo, ma accade. Quel Marco che vive di cielo e di mare, quel Marco che non ha freddo, caldo, che dimentica di avere fame, che gode di un raggio di sole e piange di felicità al Cartello, quel Marco che non ha bisogno di NESSUNO dei valori che ci inculcano fin da piccoli, quel Marco salta fuori sempre. C’è, è sempre lì, in agguato. E prima o poi farà a pezzi questo patetico pupazzo borghese che si trascina attraverso la vita. Di quel pupazzo non dovrà rimanere nulla, nemmeno il triste ricordo.
Ecco, mio adorato Casteldimezzo, quel pupazzo sta uscendo di scena. Per sempre. Voglio che di quell’omuncolo non rimanga nulla di nulla, è schifo e orrore di una vita trascorsa senza nessun senso.
È tutto alle spalle, mio adorato Casteldimezzo. Ma ne sono certo; se non mi fossi affacciato alla tua staccionata, sarei rimasto quel pupazzo. Ne sono sicuro. Al cospetto di quei 180 gradi di mare e orizzonte infinito è scattato qualcosa. Orgoglio, magari. O forse più semplicemente la consapevolezza che VIVERE è una cosa, stare al mondo per FARE SOLDI un’altra. Non ho trovato casa in paese, ma vivrò abbastanza vicino da essere a Casteldimezzo tutti i giorni. Mi troverò in ristrettezze, e forse imparerò cos’è la povertà. Ma non m’importa, non me ne importa assolutamente nulla. Dinnanzi al tuo panorama, te l’ho già detto, io divento PURO SPIRITO. Tutte le idiozie del quotidiano svaniscono istantaneamente.
Il 20 agosto 2024 passerà alla storia, la mia storia, come l’ultima volta in cui ti ho salutato da pupazzo.
La prossima volta festeggeremo. A prestissimo, mio adorato Casteldimezzo.
Ebbene, quel giorno fortunato non dovrò girare la bici per tornare nel mondo… quel giorno io resterò lì, finalmente a casa, senza più lacrime né arrivederci.
Forse quel giorno arriverà quando non sarò più vivo, ma non importa: arriverà.