La configurazione perfetta
Lo scopo iniziale di questo pezzo era quello di presentare i dieci generi di nuvole esistenti, dedicando a ognuno di essi un’immagine e una breve didascalia. Sarebbe stata l’occasione per un ripasso e un riordino delle idee in materia. Ma l’ambientazione, che doveva essere solamente di contorno, ha preso il sopravvento; ne è scaturito un atto d’affetto verso una terra, quel pezzo di Italia centrale a cavallo tra Romagna e Marche, che affiora spesso nei miei pensieri…
È l’alba: i primi raggi di sole tingono di arancione un velo di altostrati sospeso a metà cielo. “Rosso di mattina, la pioggia si avvicina”, sostiene il noto adagio; ma non sempre i proverbi hanno ragione… oggi si vedrà.
Quello che mi auguro, in questa giornata di primavera che dedicherò alla bicicletta, è che il tempo segua alla lettera quanto previsto dal bollettino meteo. Stando alle carte di previsione si profila infatti una configurazione che attendevo da anni: una massa d’aria di origine artico-marittima (in sostanza: molto fredda perché proveniente dal profondo nord) sta scendendo dal Nord Europa e contrasterà con l’aria mite presente sul bacino del Mediterraneo, riscaldata dal sole ormai sufficientemente alto sull’orizzonte. La si potrebbe definire, con una formula presa in prestito dal gergo un po’ sensazionalistico di certi siti meteo, come una “situazione esplosiva”!
L’arrivo del fronte freddo, infatti, darà il via a una spiccata instabilità, con un rapido alternarsi di sole e rovesci. Il tipico tempo “pazzerello” di marzo, in buona sostanza, proprio quello descritto nei manuali di meteorologia.
Cosa c’entra tutto ciò con la mia passione per la bicicletta? La spiegazione è semplice; da ciclista “fuori dagli schemi”, trovo davvero stuzzicante l’idea di poter vivere sui pedali una giornata simile!
L’occasione era troppo ghiotta per viverla nella “gabbia” delle Alpi, dove le montagne limitano drasticamente l’orizzonte e ogni fenomeno giunge attutito ; così ho deciso di giocarmela in un luogo dalle potenzialità ben maggiori, la costa e il primo entroterra tra Romagna e Marche, stretti tra il freddo dell’Appennino e l’umidità dell’Adriatico. Da queste parti, quando i pezzi del puzzle si incastrano nel modo giusto, lo spettacolo è assicurato. In estate sono tuoni e fulmini, in autunno diluvi e trombe marine, in inverno neve in quantità, in primavera… un esercito di nuvoloni pronti a versare, un po’ a casaccio, il loro carico di precipitazioni!
Non tutti sanno che questo pezzo d’Italia non è solamente piadina e ombrelloni, e che offre attrattive di ben altro spessore. Come non citare, a questo proposito, la rete di itinerari che si snoda nell’entroterra, dove cielo, mare e montagna coesistono nello stesso quadro? Io e la mia bicicletta non potremmo chiedere di più!
Alle sette del mattino, dopo una notte un po’ agitata, sarei già pronto per saltare in groppa al mio cavallo d’acciaio… ma è ancora presto! Scendo in garage per verificare che tutto sia pronto: bici da trekking con coperture adatte a un fondo bagnato, borsetta portatutto con gli indumenti di ricambio, un paio di merendine ipercaloriche per evitare fastidiose crisi di fame, il necessario per affrontare eventuali problemi tecnici e l’inseparabile termometro al manubrio, che mi servirà per dare conforto (o non darlo…) alle sensazioni “a pelle” che mi accompagneranno durante il viaggio.
Trovo anche il tempo per un ultimo sguardo su internet alle immagini satellitari e ai vari forum: come sempre, nel pentolone delle previsioni c’è chi annuncia sfracelli e chi invece sostiene che farà solo quattro gocce e qualche colpo di vento. Io mi auguro semplicemente che possa essere una giornata varia e divertente dal punto di vista meteorologico. A guardare le fotografie scattate dal Meteosat, con l’inconfondibile “acciottolato” di nubi ormai in procinto di valicare le Alpi, direi che le occasioni per divertirsi non mancheranno!
Ecco, l’illuminazione artificiale lascia il posto a quella naturale, direi che si può partire.
Un balzo sui pedali e sono in strada. La temperatura sul lungomare di Misano Adriatico è di 12 gradi: troppi per vedere qualcosa oltre alla pioggia? Non è detto: in primavera le sorprese, specie da queste parti, sono dietro l’angolo, o poco più in là. Soprattutto quando nel cielo iniziano a fare capolino, proprio come sta succedendo ora, bande di altocumuli castellani che con i loro merletti indicano una certa instabilità in quota. È solo un indizio, ma lascia ben sperare!
Non ho una meta precisa: forse è meglio non scendere più a sud di Pesaro, perché capita che proprio da quelle parti passi l’immaginaria linea di confine tra il freddo del nord e la mitezza del sud ovvero, per quanto riguarda gli obbiettivi odierni, tra la neve e la pioggia.
Ma sì, ammettiamolo: il sogno è quello di trovarmi nel bel mezzo di un rovescio di candidi fiocconi, magari addirittura di un temporale nevoso!
Una manciata di chilometri e sono sul dosso di Montalbano, minuscola frazione a poche decine di metri di altitudine sopra Cattolica. Da queste parti basta poco per guadagnare un panorama a 360 gradi, proprio quello che serve per fare il punto della situazione. In effetti, da “quassù” sono ben visibili le colline dell’entroterra e i contrafforti appenninici, mentre dall’altra parte il mare occupa una gran bella fetta di orizzonte: è davvero un bel vedere, non c’è che dire!
Diciamo che la prima occhiata è confortante: verso nord sembra delinearsi una bella linea di congesti, i classici cavolfiori che disturbano i pomeriggi estivi e che talvolta danno vita alle torri temporalesche vere e proprie.
C’è tempo, comunque. L’aria fredda ha da poco valicato l’arco alpino e sta portando scompiglio in Pianura Padana; di certo qualche località registrerà il primo temporale stagionale. Se fossi su internet, potrei seguire a passo a passo la situazione; ma ogni tanto è bello vivere tutto in prima persona, senza il supporto di radar, carte sinottiche e altre diavolerie!
Rientro a Cattolica e mi infilo a Gabicce. Il promontorio a sud del paese segna l’inizio di uno dei più bei parchi naturali d’Italia, quello del Monte San Bartolo. Si tratta di una lunga dorsale di colline disposte parallelamente alla costa, dove a ogni curva il paesaggio cambia: dal castello di Paolo e Francesca agli sterminati panorami verso il mare di Fiorenzuola e Casteldimezzo, tutto sembra studiato per strappare un sospiro al visitatore.
Imbocco la prima salita di giornata, proprio all’inizio della famosa “Panoramica”, per raggiungere Gabicce Monte, la affronto con calma perché oggi il menu prevederà ascese ben più impegnative. Preferisco gustarmi il colpo d’occhio sull’Adriatico, anche perché oggi è uno di quei giorni in cui il colore blu del mare contrasta magnificamente con il verde delle colline.
Certo che quelle torri verso nord sembrano proprio cattive: in pochi minuti si sono già mangiate un’altra fetta di orizzonte! Una bandiera che sventola nervosamente indica che il vento da W-SW è già bello teso: è il segno dell’approssimarsi del fronte, se vogliamo sciorinare un minimo di linguaggio tecnico.
Mi lascio un po’ cullare dai dolci su e giù della Panoramica, supero senza troppi affanni il breve “muro” di Casteldimezzo e giunto in cima al dosso del paese lancio uno sguardo verso quella fetta di orizzonte in cui cielo e mare si fondono: passano gli anni, ma per me questo spettacolo rimane il più bello di tutti!
Breve discesa e sono in vista di Fiorenzuola di Focara, con i resti delle sue mura medioevali. Finora ho pedalato bene, direi che le gambe ci sono! Ma una sferzata d’aria fredda mi riporta alla realtà: ho semplicemente percorso un tratto in favore di vento!
Forse conviene girare la bici e improvvisare un bel tragitto ad anello, dato che non posso prevedere con esattezza cosa mi aspetta!
Una delle caratteristiche della strada che corre all’interno del parco è che non mancano le vie di fuga verso la statale; basta infatti un chilometro di discesa e sono sull’Adriatica, sul tratto che i ciclisti della zona chiamano “la Siligata”.
Ora sì che il vento si fa sentire; le raffiche, rinforzate dal transito degli autoveicoli, rischiano di farmi sbandare. Un paio di sventagliate mi convincono che è meglio dirigersi verso l’entroterra, dove il traffico darà meno fastidio.
Per un habitué di questi luoghi come me la geografia locale non ha molti segreti. Vado a memoria, e dopo un paio di svolte eccomi sulla salitella che porta a Gradara. Altra faticata, pur se di un chilometro o poco più, che mi farà accumulare un po’ di tossine nelle gambe. Sembra niente, ma a lungo andare freddo e fatica si faranno sentire.
Quando sono in vista del castello che Dante citò nella sua Commedia il panorama si apre per bene verso nord. Un fremito, ma non di freddo, bensì di entusiasmo! Ora la massa cumuleggiante all’orizzonte non è più una semplice linea uniforme. Alcune torri nuvolose, più avanzate delle altre, annunciano il grosso dei cumulonembi quasi fossero l’avanguardia di uno strano esercito fatto d’acqua e ghiaccio. Difficile dire dove essi si sfogheranno: si tratterà comunque di precipitazioni a macchia di leopardo.
L’aria fredda di origine artico-marittima, infatti, è incline a generare forte instabilità e a dare vita a fenomeni a carattere sparso, con rovesci e temporali anche forti intervallati da schiarite.
E laggiù, verso nord, ecco apparire infatti le prime bande di precipitazioni. Non va trascurata l’eventualità che si tratti di grandine e che io possa diventare il bersaglio di una mitragliata di chicchi ghiacciati! Ma questa non è una prospettiva sufficiente a farmi desistere… avanti così, la prossima tappa è Mondaino, nell’entroterra riminese. Qualche su e giù per le verdi colline della Romagna, un po’ di rammarico per la mancata svolta all’incrocio per Montecalvo, da cui avrei potuto godermi la vista sulla bella valle del Foglia, ed ecco l’ascesa finale che sfila a breve distanza dal singolare castello di Montegridolfo.
Quando la sommità di un cumulonembo sbuca dietro alla collina diventa chiaro che stanno per iniziare le danze.
L’incattivirsi del vento giunge improvviso, ma non inaspettato. La sorpresa è un’altra, perché esso viaggia a braccetto con una bellissima “nube a rotolo” o roll cloud, così chiamata per la singolarissima forma.
Frugo un attimo tra le mie nozioni meteo e concludo che la pioggia non può essere lontana: la roll è generata infatti da un forte rovescio che scalza da terra aria calda e umida, portandola alla condensazione.
Qualcuno, a questo punto, potrebbe pensare di salvarsi puntando la costa e rientrando precipitosamente in albergo, ma qui il tempo, quando le condizioni sono quelle giuste, ci mette davvero poco ad arrabbiarsi. Detto, fatto: pochi minuti e iniziano i primi goccioloni.
Un cielo nerissimo mi accoglie all’ingresso di Mondaino, a circa 400 metri di altitudine. Il termometro è sceso a sette gradi, l’atmosfera è molto tersa, tanto che i bordi dei cumulonembi risaltano in modo nettissimo sugli ultimi squarci d’azzurro; è segno che l’umidità a bassa quota è ridotta ed è un buon segno, perché la forte evaporazione delle prime precipitazioni permetterà un ulteriore raffreddamento della massa d’aria sopra di me.
Dopo Mondaino ecco il primo vero bivio della giornata, in tutti i sensi: posso tirare dritto per Saludecio, rimanendo vicino alla costa, oppure metterci un pizzico d’avventura in più e svoltare per l’entroterra, verso Tavoleto. La ragione opta per la soluzione numero uno, ma muscoli non ne vogliono sapere… e così, mentre la base del primo cumulonembo passa sopra di me quasi senza colpo ferire, mi trovo a combattere con le raffiche di vento che si divertono a spintonarmi a destra e a manca, quasi volessero ricacciarmi da dove sono venuto.
Nel frattempo, la seconda linea di congesti è già in vista…
Al cospetto del castello di Tavoleto, in territorio marchigiano, mi trovo alle prese con il primo abbondante rovescio di pioggia della giornata. La mantellina impermeabile a questo punto è d’obbligo e tutto lascia pensare che da questo momento in poi sarà meglio tenerla a portata di mano. Anche l’ultimo, grande squarcio di azzurro sopra il mare verrà presto fagocitato dal tappeto di cumulonembi che avanza deciso.
I diversi colori delle bande di precipitazioni sparse qua e là indicano che anche a bassa quota non cade solo pioggia; il bianco rivela la presenza di fiocchi di neve, il verdognolo della grandine, e sulle sfumature intermedie si potrebbe aprire un bel dibattito… ma intanto la temperatura è calata ancora: durante il rovescio il termometro ha segnato solamente 5 gradi!
La base scurissima di un’altra nube transita su Tavoleto senza grandi effetti, ma la cosa non è poi tanto sorprendente: se si potesse in qualche modo rendere visibili i moti dell’atmosfera, mi renderei conto di quanta turbolenza ci sia oggi in atto. Vedrei le correnti seguire percorsi cervellotici, in alcuni casi innalzarsi verso il cielo, in altri assumere addirittura verso contrario a quello del vento che spira in campo aperto, lontano dagli ostacoli della superficie. Sopra di me si sta infatti verificando uno scontro tra due masse d’aria di natura e di provenienza decisamente diversa. Dove le correnti impattano i rilievi vedrei l’aria impennarsi e far “germogliare” i cavolfiori sparsi in cielo; a fianco di essi, invece, nella zona delle precipitazioni, l’aria ricadrebbe verso il suolo, “spalmandosi” in tutte le direzioni una volta toccata terra. Così alcuni nuvoloni, agevolati dal gioco delle correnti, possono svilupparsi a dismisura mentre altri poco più in là si vedono improvvisamente “tagliare i viveri” dopo un effimero momento di gloria.
Dietro alla linea di congesti si profila una sottile striscia di azzurro, preludio a una nuova linea di instabilità. Meglio gustarsi quelli che potrebbero essere gli ultimi momenti tiepidi. Il sole di marzo, dopotutto, è già sufficientemente alto nel cielo per dispensare un piacevole calore, ma è probabile che non sarà lui il protagonista di questa seconda parte di giornata.
Il fantastico terrazzo panoramico ai piedi della Rocca di Montefiore è il luogo migliore dove improvvisare la sosta di mezzogiorno.
Mi piazzo al sole, dinnanzi a un panorama che abbraccia buona parte della provincia di Rimini, e faccio fuori in un lampo un paio di merendine da trecento calorie l’una; in pratica nel tempo impiegato per passare con lo sguardo dal mare alle colline dell’entroterra ho consumato l’equivalente di un pasto completo!
Da questa posizione privilegiata, in altre occasioni, avrei potuto fare comodamente il punto della situazione, ma oggi non ci sono chissà quali estrapolazioni da fare: il cielo non promette nulla di buono in tre direzioni su quattro!
Fine della pausa e anche del momento di sole. Meglio ripartire alla svelta, perché la discesa è insidiosa anche quando è asciutta, figuriamoci se si mette a piovere. Neanche il tempo di finire il pensiero ed ecco un nuovo rovescio… fortuna che non è di quelli cattivi!
Vento, freddo e umidità iniziano a farsi sentire su mani e piedi, ma i saliscendi prima di Mercatino, dove comincerà la vera salita di giornata, mi aiutano a ritrovare un po’ di sensibilità. In Valconca c’è anche una novità: la strada è bagnata e molte nubi basse corrono veloci nel cielo. È segno che l’aria si è umidificata e che il momento clou della giornata è arrivato.
A Mercatino inizia la salita per San Marino e la battaglia con il vento contrario! Perlomeno, guadagnando in altitudine, la visuale mi permette avere un quadro più chiaro della situazione. Direi che ci siamo: le virga di neve coprono i rilievi circostanti, ormai basta solo che il giusto colpo di vento spinga un nucleo di precipitazioni sopra di me.
Ed eccolo laggiù il primo mostriciattolo di giornata, un cumulonimbus calvus con tutto il corredo di nubi accessorie che lo accompagnano. La sua base presenta una scenografica shelf cloud, una nube bassa e piatta che anticipa di poco le precipitazioni e che sta transitando proprio sopra la rocca di San Leo: che spettacolo deve essere il castello che si imbianca a vista d’occhio! Parlo di “bianco” perché è chiaro che a questa quota, intorno ai 500 metri sopra il livello del mare, la neve sarà la meteora dominante per il resto della giornata: non per niente il termometro segna solo 2 gradi sopra lo zero!
Sistemo con cura la giacca a vento e mi preparo a godermi la prima neve di giornata. Sul casco iniziano a ticchettare i primi grani di graupel, i classici pallini di neve che indicano una situazione di forte instabilità in quota. Ma quando tutto sembra pronto la precipitazione si indebolisce, il graupel diventa neve mista ad acqua e dopo qualche pedalata non cade più nulla.
Piccola delusione, ma con il forte vento che soffia a tutte le quote questi repentini cambi nella situazione non devono stupire più di tanto: passano infatti solo un altro paio di minuti e un timido raggio di sole filtra tra le nuvole. Uno sbuffo di vento dispettoso ha dato una spallata al nuvolone e tutto è traslato verso il mare: peccato! In effetti Rimini in questo momento è sotto un gran bel rovescio di neve. Curiosa situazione, quella di trovarsi sui monti e vedere che sta nevicando sulla spiaggia!
Nulla di grave, ho ancora una discreta autonomia prima di dover pensare al rientro.
Evito il passaggio in centro a San Marino e mi tengo lontano dal caos che troverei sulla superstrada per Rimini, con i suoi centri commerciali. Svolto invece per la Val Marecchia e proseguo l’estenuante lotta contro il vento che vorrebbe rispedirmi indietro. È un vento freddo, buono per la neve sulla Romagna; a fare da contraltare, in queste situazioni, soffia spesso dal mare un vento più mite, perché carico del calore dell’Adriatico. Capita così che si metta nevicare di brutto nel primo entroterra e a piovere sulla costa, con una manciata di gradi sopra lo zero… situazione irritante per gli appassionati della neve che vivono lungo l’Adriatico!
Dopo un bel po’ di saliscendi, buoni soprattutto a tagliare le gambe, eccomi in vista di Verucchio. Ho una predilezione particolare per questo luogo. Quando trovo il tempo, durante le vacanze estive, mi fermo ai piedi della rocca a rubare qualche attimo di pace che si respira quassù, tra la pianura che si perde nell’Adriatico e i rilievi sagomati in modo singolarissimo ad annunciare le asperità appenniniche.
Capita che mi fermi qui per qualche minuto di contemplazione, di quelli che possono capitare poche volte nel corso di un anno gonfio di impegni, scadenze, casini di ogni genere. Capita allora che mi affacci su questo fantastico balcone naturale e che prenda un sospiro lunghissimo che dovrà bastarmi per mesi, fino all’incontro successivo… ma questa volta le cose sono un po’ differenti, perché ci sono zero gradi, il vento ulula e in cielo sembra si stia svolgendo una guerra tra giganti. Eppure anche oggi trovo la voglia per svoltare l’angolo appena entrato in paese e raggiungere la piazzola panoramica dove freddo e fatica, almeno per un attimo, diventano magicamente un lontano pensiero.
Certo che il contesto attorno a me è ben diverso dal solito: fatico a riconoscere le forme a me famigliari, così spruzzate di bianco e immerse in un mare di nubi.
È l’occasione per fare un nuovo punto della situazione: direi che questa volta ci siamo! La base del cumulonembo che sta avvolgendo ogni cosa verso nord è immensa, basta da sola a coprire buona parte della visuale. Se fosse estate, nell’aria ci sarebbe abbastanza energia per trasformare la bestiolina in una supercella, magari con tromba d’aria annessa. Eh, ma dopo una tromba di neve non mi resterebbe più nulla da vedere da qui alla pensione
In un momento di lucida follia decido di rimanere lì, con il vento gelido che brucia sui pochi centimetri di pelle scoperta, a gustarmi l’arrivo del bestione. Non sarà un’attesa lunga… la shelf è davvero gigantesca e in breve fagocita l’intera Val Marecchia con le sue candide virga che guadagnano metro su metro verso la rocca. La attendo a braccia aperte, l’ho sognata per anni prigioniero della monotonia delle Alpi e ora non me la perderei per nulla al mondo!
Scendo dalla bici e mi preparo allo spettacolo. Qualcosa mi dice che è meglio mi copra il più possibile; frugo nella borsetta e tiro fuori tutto ciò che ancora rimane di asciutto: un bel cappuccio impermeabile, un altro paio di guanti… sono pronto! Giusto in tempo per i primi fiocchi che diventano fiocconi, stracci, lenzuola, magari esagero un po’ ma è bello vedere tutto svanire dentro un vero e proprio muro bianco, scene che fino a oggi avevo visto solo nelle webcam.
È incredibile quanto siano cambiate le cose nell’arco di poche ore, sono partito con 12 gradi e ora mi trovo nel bel mezzo di una tormenta di neve con il termometro che non supera lo zero!
La shelf è ormai sopra di me, e parte una gara a secchiate di fiocchi giganti di cui sembro essere proprio io l’obbiettivo! Freddo e fatica in quel momento sono sensazioni lontane, ci penserò quando sarà il momento di riprendere la strada per l’albergo, ora va bene tutto perché chissà quando mi ricapiterà un’altra occasione del genere! Ne avrò da raccontare sui forum meteo al mio rientro!
La neve cade con tale veemenza da imbiancare tutto, nonostante il suolo a marzo sia già relativamente caldo. Anche su di me non c’è fiocco che si sciolga; me ne scrollo di dosso una vagonata, ma in pochi attimi ho nuovamente l’aspetto di uno strano pupazzo di neve. La stessa cosa accade sulle mura della rocca che guardano a nord, la neve sembra colla e non c’è più un solo angolino che non sia bianco: che spettacolo! Quanto è semplice essere felici: basta una fedele compagna a due ruote e la voglia di emozionarsi di fronte alla bellezza della Natura. Non serve altro.
Alzo gli occhi al cielo e guardo sorridendo miliardi di fiocchi candidi che volteggiano verso terra… l’ho imparato a fare da bambino, probabilmente me l’aveva insegnato mio padre. Fu lui che un giorno mi caricò in macchina e mi portò a giocare con la neve in montagna, mentre in città pioveva. Fu sempre lui che mi aiutò a costruire un fantastico igloo in cortile. Dopo una vita conservo ancora ricordi belli e nitidi di quei giorni.
I primi brandelli di nubi vaganti, i fractus, che appaiono tra i turbini bianchi indicano che l’aria è ormai satura anche a livello del suolo: il cumulonimbus ha fatto il suo lavoro fino in fondo. In breve la luminosità aumenta, esco dall’area delle precipitazioni e mi trovo sotto un cielo caotico, al cospetto di una bellissima whales mouth, la bocca di balena che indica la turbolenza in atto. È segno che l’aria fredda sta conquistando tutti i livelli atmosferici e presto l’instabilità cederà il passo.
Vedo il grosso delle precipitazioni puntare San Marino, con le antiche torri che sorvegliano la piccola repubblica sparire nella nebbia. Tocca agli appassionati meteo del Titano, ora: lassù qualcuno si divertirà alla grande!
Uno squarcio d’azzurro verso il mare mi invita a riprendere la via del ritorno: dopo oltre 100 chilometri e 5 ore di pedalate tra freddo, vento e neve, direi che è il momento di rientrare.
Oggi è andata alla grande, ma da domani si torna alle carte.
La ricerca della configurazione perfetta ricomincia: chissà in quale angolo d’Italia mi toccherà andare a caccia la prossima volta!