La mancata nevicata del 10/1/2017
Analisi di una configurazione che SEMBRAVA ideale per la neve…
Il 10 gennaio 2017 si può considerare una giornata di un certo rilievo dal punto di vista meteo per il Triveneto, e non solo perché ha portato un sia pur temporaneo cambiamento del tempo dopo settimane di stasi anticiclonica e conseguente siccità.
C’è un motivo di interesse ancor maggiore che ha contraddistinto il peggioramento, ed è la tipologia dei fenomeni verificatisi in molte zone del Veneto e della Lombardia. Sui vari forum del Nord Italia ferveva infatti il dibattito su una sia pur modesta apparizione della neve grazie al passaggio di una debole saccatura con annessa perturbazione da NW. La perturbazione si muoveva in un’area di alta pressione ed era destinata quindi ad una precoce dissoluzione (frontolisi), non prima però di aver generato fenomeni in grado di dare una “mano di bianco” a un paesaggio tristemente grigio ormai da mesi. Almeno questa era la speranza…
Prima del passaggio del cavo d’onda (ovvero della piccola ondulazione in senso ciclonico delle correnti in seno alla perturbazione) si era attivato un debole richiamo di correnti meridionali, miti e umide, che pur apportando un modesto riscaldamento nei bassi strati non avrebbe dovuto impedire la nevicata.

Serata del 9/1: blanda depressione tra il golfo del Leone e quello di Genova. Fonte: meteociel.fr

Un’altra carta della notte di più ampio respiro. Fonte: wetterzentrale.de
Sembrava tutto pronto: la “colonna” (ovvero la temperatura dei vari strati atmosferici fino alle alte quote) era ottimale, con valori negativi salvo la già citata “lama” di aria più mite (comunque poco sopra lo zero) e umida infiltratasi nei bassi strati da sud-est, che conferiva al profilo termo-igrometrico un aspetto inconsueto.

Radiosondaggi di Milano e Udine Rivolto alla mezzanotte: qualche segno positivo nei bassi strati
Le precipitazioni iniziano in alcune zone del Veneto poco dopo mezzanotte, e subito sui forum si diffondono i primi dubbi… che in alcuni casi si trasformano in panico, vista l’attesa spasmodica per la neve che si era creata nei giorni precedenti. I primi fenomeni si manifestano infatti in molti casi non sotto forma di neve, ma di goccioline finissime, quasi aerosol, che sembrano originarsi dalla nebbia: più che pioggia, si direbbe galaverna!
Nel frattempo la temperatura degli strati atmosferici più bassi aumenta leggermente, soprattutto in pianura, per il rimescolamento indotto da un vento di bora non particolarmente freddo, superando 1°C nel Padovano e nel Vicentino. Dopo le 4 del mattino inizia l’ingresso di aria più fredda, fino a -5°C a 1100 metri di quota e leggermente sotto lo zero anche in pianura. È un disastro: dove prevale l’aerosol, che fa segnare comunque accumuli non superiori a pochi decimi di millimetro, si forma una patina ghiacciata che aderisce ovunque, strade comprese. Eppure il radar non segnala precipitazioni, perché troppo scarse e a quote troppo basse (anche dove sono state segnalate pioviggini un po’ più consistenti) per essere rilevate. Anche per questo non si può parlare di vero e proprio gelicidio (pioggia congelantesi o freezing rain), pur essendo l’effetto al suolo lo stesso: uno strato di “vetrone” insidiosissimo. In Lombardia si assiste ad un fenomeno analogo: precipitazioni debolissime nel basso Varesotto, Milanese, Brianza e Bergamasco con segnalazioni di microfiocchi, aghi di ghiaccio, pioviggine e in alcuni casi pioggia debole.
Va un po’ meglio lungo la pedemontana, dove qualche fioccata si vede, pur con accumuli modesti.

Radiosondaggi di Milano e Udine Rivolto alle 12: freddo a tutte le quote

Una “colonna” perfetta per la neve! Fonte: https://www.meteotriveneto.it/live/grafico.html
Si inizia subito a fare ipotesi sul motivo della mancata nevicata. Alcune sono un po’ troppo fantasiose, altre vengono smentite dai fatti. Una cosa si rende evidente dopo il paragone di questa situazione con altre già avvenute in passato: anche se molto fredda, la colonna non è ottimale perché nei bassi strati, per alcune centinaia di metri, l’umidità è prossima al 100%. Con valori di umidità così alti non c’è evaporazione e conseguente raffreddamento: le microscopiche goccioline, in virtù del fenomeno della sopraffusione che inibisce il congelamento anche con temperature negative, rimangono testardamente liquide e non danno vita al fiocco.
Le discussioni sui vari forum si arricchiscono di ulteriori considerazioni; viene tra l’altro fatto giustamente notare che i radiosondaggi potrebbero non rappresentare la situazione generale, ma solo quella di zone circoscritte. Sulla scorta di quando detto riguardo al “mutismo” dei radar, si perfeziona l’ipotesi di idrometeore che si generano da nubi molto basse (inferiori ai 2000 metri) e che poi cadono lentamente al suolo per gravità. L’animazione delle webcam di Cima Grappa sono in questo caso chiarissime: scorrendo le immagini ora dopo ora (per le immagini partire da qui) ci si rende conto che il top delle nubi si trova a momenti sopra e a momenti sotto la cima della montagna (1700 metri circa).

I venti a metà mattinata: prevale l’influsso da ovest sud-ovest
Nel primo pomeriggio un post illuminante su Facebook del Centro Meteo Lombardo (https://www.facebook.com/CentroMeteoLombardo/) chiarisce definitivamente la situazione. Lo riporto esattamente come è stato postato, perché il concetto non potrebbe essere espresso in modo migliore.
“…la pioviggine sotto colonna pressoché negativa (vedi RS) è dovuta a un fenomeno un po’ particolare che si verifica con precipitazioni molto deboli da scorrimento medio-basso, fatto che rende molto difficile la nucleazione e la formazione di fiocchi (è al più aerosol). L’acqua rimane quindi allo stato liquido e precipita come tale, in maniera prevalente (qualche aghetto di ghiaccio possibile), pur in presenza di temperature negative nella colonna troposferica, a causa del fenomeno fisico della sopraffusione. Dopodiché, a contatto col suolo o qualsiasi altra superficie o sporcizia, nuclea e finalmente ghiaccia. Dove è nevicato bene c’è stato scorrimento umido anche a quote più alte (prossimità dei rilievi nord-occidentali) per blanda avvezione di vorticità lungo linee precipitative tra l’altro ben evidenti dal radar (visibile in modo molto netto quella nella direttrice verso Lecco). Ciò ha consentito formazione di più importanti idrometeore già nucleate ed aggregate.”
In altre parole, gli strati atmosferici sotto i 1500 metri hanno risentito della temporanea avvezione mite e umida, perciò la gran parte delle debolissime precipitazioni, formatesi a queste quote in forma più che altro di aerosol e con scarsissimo apporto dalle quote superiori, non hanno avuto modo né tempo di condensare in fiocchi, e sono arrivate al suolo sotto forma di leggerissima pioviggine, che gelava quasi istantaneamente; la condizione di sopraffusione è infatti fortemente instabile, e basta il contatto con qualunque superficie per indurre il ghiacciamento. Questo si è verificato soprattutto sulla media e bassa pianura lombarda e veneta, mentre la pedemontana e l’area alpina hanno beneficiato di quantitativi un po’ maggiori (e quindi anche di qualche nevicata) grazie a un debole stau (maggior addensamento nuvoloso alle pendici dei monti) e una blanda avvezione di vorticità.
Per la cronaca, nelle aree alpine (Bolzano e il circondario, per esempio) questo debole passaggio perturbato è passato praticamente senza conseguenze, se non un po’ di nuvolosità. Il minimo depressionario era infatti posizionato troppo a sud ed è sfilato velocemente verso l’Italia peninsulare.
Alcune fonti consultate:
Forum di Meteotriveneto
Forum di Meteotriveneto
Radiosondaggi
Meteoforum
Pagina Facebook del CML