Meteo e geologia sull’isola d’Elba
Una breve vacanza all’Elba, qualche occhiata in giro, ed ecco l’ennesima sala dell’enorme museo di scienze naturali a cielo aperto che è l’Italia!
Questo è un altro dei miei pezzi non catalogabili con precisione. Lo inserirò nella sezione “meteo”, perché è questo l’aspetto che più mi ha affascinato dell’isola d’Elba (l’antica Ilva dei Latini), situata tra il mar Ligure a nord, la penisola italiana a soli 10 km a est, il mar Tirreno a sud e il canale di Corsica a ovest.
Con i suoi 223 km2 essa è la terza isola più grande d’Italia dopo Sicilia e Sardegna. Con Pianosa, Capraia, Gorgona, Montecristo, Giglio e Giannutri l’Elba fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Pochi giorni in questo luogo, tanto bello quanto tormentato nella sua morfologia, bastano a destare l’interesse di chiunque abbia un minimo di spirito di osservazione. La parte occidentale, dove ho soggiornato, è dominata dall’incombente presenza del Monte Capanne (1018 metri), un massiccio grossolanamente circolare del diametro di quasi 10 km, in grado di influenzare il clima di buona parte dell’isola. Sul lato settentrionale, infatti, prospera una vegetazione tipica del clima temperato che caratterizza buona parte dell’Italia centrale, con estati lunghe e relativamente secche, qui mitigate da una vivace ventilazione. Lungo i ripidi versanti settentrionali del Monte Capanne, dove si dice che Napoleone cercasse un po’ di frescura durante il suo esilio nell’estate del 1814, si trovano fitti boschi di lecci, tassi, querce da sughero, pini e castagneti.
È proprio risalendo questi versanti, e poi scendendo dalla parte opposta, esposta a meridione, che ci si rende conto di quanta importanza assuma la presenza del massiccio montuoso. Scendendo verso Campo nell’Elba e raggiungendo poi le belle spiagge di Cavoli e Fetovaia ci si trova in effetti proiettati in un ambiente prettamente mediterraneo, che poco ha a che spartire con luoghi vicinissimi in linea d’aria. Qui dominano le sempreverdi dotate di foglie coriacee, protette da un’epidermide robusta e scarsamente permeabile; oppure piante con foglie dalla superficie molto ridotta, talvolta trasformate in spine o addirittura mancanti. Queste associazioni vegetali formano l’aromatica macchia mediterranea, un tipo di vegetazione arbustiva di pochi metri di altezza, nella quale dominano il ginepro, il corbezzolo, il mirto, le eriche, la lavanda e le ginestre; ma nelle zone più calde e secche prosperano anche il fico d’india e l’agave.
Dal punto di vista climatico, dunque, l’Elba offre una straordinaria varietà di contesti in rapporto alla sua estensione. Durante il mio soggiorno sull’isola mi sono immaginato di vivere una giornata invernale in occasione del transito di una perturbazione atlantica sul nord Italia, e di passare dalla mitezza delle schiarite favoniche di Seccheto (nome non attribuito a casaccio…) alla neve sulla vetta del Capanne, fino ai nuvoloni gonfi di pioggia di Marciana, con il maestrale freddo che soffia dal mare; il tutto in pochissimi chilometri. Qualcosa di esaltante per chiunque abbia la passione per la meteorologia!
Ho avuto oltretutto la fortuna di assistere ad un evento che mi ha fatto riflettere su quanto vario e imprevedibile possa essere il clima italiano: il giorno 2 maggio 2014, infatti, una spettacolare grandinata ha imbiancato la spiaggia di Marciana Marina; il pomeriggio del giorno successivo, a 400 metri di quota, la grandine resisteva nei luoghi non battuti dal sole!
Anche la geologia elbana offre spunti di notevole interesse. Dal punto di vista tettonico, l’isola è costituita da varie unità che si sono impilate l’una sull’altra nel corso degli ultimi 20 milioni di anni in seguito della collisione del blocco sardo-corso con la placca Adria, che ha origine africana; questo scontro ha generato il fronte compressionale appenninico, che ancor oggi tormenta vaste aree della nostra penisola con frequenti terremoti. Le unità tettoniche, in questa fase, sono state metamorfosate e deformate con vergenza est. Alcune rocce sono molto antiche: quelle della zona est hanno oltre 400 milioni di anni e formano un paesaggio collinare, dominato a sud dal Monte Calamita (413 metri) e a nord dalla Cima del Monte (516 metri). In quest’area si trovano i giacimenti di ematite da cui si estrasse per lungo tempo il ferro che rese famosa l’Elba in area mediterranea. A Rio Marina vale la pena di visitare il locale museo geologico, che espone i minerali dell’isola e racconta la dura vita nelle miniere. Oltre all’ematite si ritrovano filoni di pirite, limonite, ilvaite (minerale che prende il nome da quello latino dell’isola, Ilva), malachite, cuprite, azzurrite, crisocolla, aragonite, eritrite, fluorite e quarzo.
La fase compressiva descritta in precedenza, una volta spostatosi il fronte lungo il quale avveniva lo scontro tra le placche, lasciò gradualmente spazio ad una di segno opposto (distensiva), con aperture di grandi fratture nella crosta e risalita di prodotti intrusivi ed effusivi. È durante questa fase, circa 7 milioni di anni fa, che si formò il plutone del Monte Capanne, un’enorme massa granodioritica solidificatasi in profondità. La presenza di magma sotterraneo in lento sollevamento ha dato origine a vari prodotti metamorfici come scisti, rocce verdi ofiolitiche e marmi.
E sempre parlando del Monte Capanne l’appassionato di geologia non potrà mancare l’occasione di una visita a Sant’Andrea, nel settore occidentale dell’isola. Oltre ad una graziosa spiaggia di sabbia, la località offre una meravigliosa scogliera granitica che include mega cristalli di feldspati e presenta, in alcune sue parti, cavità alveolari di varia dimensione modellate da millenni di erosione idroeolica, che vengono chiamate tafoni. La presenza di filoni intrusi nel granito e successivamente erosi dalla forza del mare, inoltre, ha dato vita a fessure, cavità e piccole grotte in cui il mare si insinua assumendo affascinanti colorazioni.
Rocce effusive porfiriche caratterizzano altre zone dell’isola, come quella attorno a Portoferraio.
All’Elba è dunque possibile osservare le tracce delle varie fasi del ciclo orogenico appenninico, da quello sedimentario mesozoico a quello collisionale cenozoico (con gli annessi prodotti metamorfici) fino a quello magmatico e deformativo degli ultimi milioni di anni. Il tutto, come detto, in un contesto climatico che spazia dal mediterraneo alla media montagna.
In sostanza: l’Elba è un paradiso per l’appassionato di scienze naturali!
AGGIORNAMENTO: Nella primavera del 2019 mi sono concesso un’altra (breve, purtroppo) vacanza sull’isola d’Elba, questa volta sulla costa meridionale, a Marina di Campo. Mai scelta fu più azzeccata Infatti sono capitato proprio nel periodo di una forte sciroccata, tra lunedì 22 e martedì 24 aprile, con mare molto mosso e vento da sud-est prossimo ai 100 orari: devo dire che l’Elba è una fucina inesauribile di spunti meteorologici :-D
Grazie per le informazioni e bellissime foto. Vorrei sapere si sai se ci sono delle visite geologiche in questa bella isola. Avrei bisogno di presentare un lavoro all’università ma non so da dove iniziare, magari mi puoi aiutare dove posso trovare visita geologica guidata? Sono a Roma, dunque fino in Abruzzo ci arrivo facilmente – grazie ancora per il tuo bellissimo sito. Buona giornata
Bel riassunto, confermo quanto descritto da Marco. Notizia per Cristina: A Rio Marina è possibile fare un safari all’interno delle sua dismessa miniera all’aperto ed in parte anche in grotta (visibili solo gli accessi, le miniere in grotta sono state allagate ed i suoi accessi fatti saltare) con fermata allo spettacolare lago rosso con esauriente spiegazione della guida,