Meteotettonica!?
Il titolo di questo pezzo appare come una sorta di strampalata “licenza poetico-scientifica” di cui cercherò di dimostrare la validità.
Capita raramente di vedere accostate due discipline scientifiche tanto diverse come la tettonica e la meteorologia.
La prima, una branca della geologia, studia infatti le deformazioni e le dislocazioni della crosta terrestre e le forze che le hanno prodotte. In sostanza, la tettonica rivolge la sua attenzione alle faglie (fratture della crosta terrestre) e alle pieghe (anticlinali e sinclinali) che si osservano sul territorio e che sono all’origine, per esempio, della complicata morfologia di una regione montuosa. In gergo tecnico le faglie sono considerate “svincoli cinematici”, in quanto lungo di esse si sfogano i movimenti delle piccole e grandi placche che compongono la crosta terrestre.
La meteorologia rivolge invece la propria attenzione verso il cielo, studiando i fenomeni che si svolgono in atmosfera. Qual è dunque il nesso?
Per trovarlo scendiamo sul campo e analizziamo, prima dal punto di vista tettonico e successivamente meteorologico, un’area che si presta bene allo scopo, quella del Trentino occidentale, più precisamente i comprensori delle Giudicarie e della Val di Sole.
Si tratta di territori prevalentemente montuosi, con una superficie di circa 1100 kmq per quanto riguarda le Giudicarie (che comprende il corso del fiume Chiese fino al Lago d’Idro e parte del bacino imbrifero del fiume Sarca) e di 610 kmq per l’area solandra (bacino imbrifero del Noce). Nell’area sono presenti, come un po’ in tutta la regione alpina, molte faglie; più precisamente in area giudicariense si trovano molte fratture allineate lungo la “Linea delle Giudicarie”, che corre da sud-ovest verso nord-est (anche il bacino del Garda e la stessa Valle dell’Adige a sud di Bolzano sono impostati lungo faglie con questa direzione), mentre la Val di Sole è impostata sulla Linea del Tonale, una parte del Lineamento Periadriatico che separa la zolla europea dalle antiche propaggini di quella africana.
Lungo una delle fratture giudicariensi si trova il solco del fiume Chiese e la valle omonima; per quanto detto, il suo asse principale non potrà che essere orientato da SW verso NE, aprendosi alla perfezione alle umide correnti sud-occidentali (il vento di libeccio) che generalmente accompagnano l’arrivo delle depressioni atlantiche. Siamo quindi in presenza di una sorta di imbuto naturale in cui le correnti atlantiche vengono agevolate a scorrere e, in seguito al loro sollevamento per le barriere montuose che incontrano, indotte a scaricare buona parte della loro umidità. Non a caso stiamo parlando di uno tra i contesti più umidi del Nord-Est: ben 1500 mm annui.
Discorso un po’ diverso invece per la valle solandra, la cui disposizione, buona in funzione della penetrazione delle correnti umide occidentali, è ottimale in fase di protezione rispetto alle correnti sciroccali, che tendono ad alzare rapidamente la quota-neve nel periodo invernale. Lo scirocco, un vento mite proveniente da sud-est, è per gli amanti della neve triveneti un vero e proprio incubo, perché quando risale dall’Adriatico è in grado di far aumentare repentinamente la temperatura di svariati gradi prima sulla costa e poi gradualmente anche nell’entroterra, relegando la neve solo alla media montagna. Per la sua disposizione, la Valle di Sole è in grado di “resistere” a lungo alla spinta dello scirocco, “difendendo” strenuamente la sacca di aria fredda presente in zona (il famoso cuscino) e facilitando così il protrarsi delle precipitazioni nevose in fondovalle.
Ecco dunque il nesso con la meteorologia: la tettonica può influenzare, anche pesantemente, il clima locale!
Le Giudicarie e la Val di Sole non sono certo l’unico ambito nel quale si può osservare questa singolare correlazione.
In altri casi la disposizione di monti e valli determina però situazioni anche molto diverse: da ricordare prima di tutto la Val Venosta, dove alcune località registrano meno di 500 mm annui e la Val di Fiemme; in entrambe le vallate i monti circostanti sono disposti perpendicolarmente alle correnti più umide e causano dunque una sorta di “effetto ombrello” che riduce drasticamente l’apporto precipitativo.
La correlazione tettonica-precipitazioni è, nel caso della Venosta, decisamente eclatante; tale vallata è infatti impostata lungo una faglia secondaria, forse in qualche modo legata al lineamento periadriatico.
Meno evidente ma pur sempre rilevabile è l’effetto sulla pluviometria fiemmese della Linea della Valsugana, che si snoda lungo l’omonima vallata, e che separa il Complesso Vulcanico Altoatesino posto a nord (rappresentato in questa zona dalla Catena del Lagorai) dai calcari mesozoici sul versante sud. Per rimanere in argomento, va notato come l’orientamento della Valsugana favorisca la penetrazione dello scirocco dalla pedemontana veneta e quindi un rapido passaggio da neve in pioggia.
Nello schizzo seguente vengono rappresentate a grandi linee le relazioni, sopra descritte, tra tettonica e meteorologia.