Per un pranzo responsabile
Si può contestarne le idee, ma su una cosa nessuno può dar torto a Beppe Grillo: noi consumatori avremmo un potere enorme, capace di cambiare il mondo, ma non sappiamo metterlo in pratica.
Tralasciando discorsi prettamente politici, vorrei concentrare l’attenzione su uno degli argomenti che stanno più a cuore agli italiani: il cibo. Non riesco a trattenere un “purtroppo!”, perché lo smodato amore per la buona tavola, oltre a risultare odioso in un mondo in cui miliardi di persone soffrono la fame, causa un gran numero di problemi di salute, dal semplice sovrappeso all’obesità, dal diabete alle malattie cardiache, fino ad una vasta tipologia di malattie tumorali.
Ma non è nemmeno questo il punto: se mangiare (anche in eccesso) può essere da alcuni considerato uno dei massimi piaceri della vita, si dovrebbe perlomeno evitare che esso diventi ecologicamente ed eticamente insostenibile.
Basterebbe un po’ più di attenzione al momento dell’acquisto, tenendo a mente una serie di piccole regole grazie alle quali si può, non è una frase fatta, contribuire a migliorare il mondo.
La prima di esse è quella di privilegiare prodotti locali, per i quali i prezzi di trasporto sono decisamente ridotti; la stessa qualità, quindi, viene pagata ad un prezzo inferiore. Evitando lunghi e inutili trasbordi di alimenti già prodotti in loco (tanto per fare un esempio, che senso ha importare patate dal nord Europa?) si riduce inoltre la presenza di “mostri” motorizzati sulle nostre strade, che oltretutto coprono il percorso di ritorno miseramente vuoti, e si riducono quindi le emissioni inquinanti nonché vittime e feriti per incidenti.
Altra regola d’oro, che si ricollega a quella precedente, è quella di consumare prodotti di stagione, sia per questioni di qualità del prodotto (se esso è fresco ha proprietà organolettiche decisamente superiori) sia per evitare i già citati, assurdi trasporti di migliaia di chilometri. Per esempio, perché un europeo possa consumare un kg di ciliegie provenienti dal Sudamerica vengono bruciati 6 kg di petrolio!
Terza regola, limitare al massimo il consumo di carne e derivati animali privilegiando invece frutta, verdura, legumi e cereali. Anche in questo caso l’aspetto della salute (minore incidenza di tumori nei vegetariani) non è l’unico da considerare. Greenpeace ha pubblicato un rapporto (sono comunque tante le fonti da cui si possono ricavare questi dati) che dimostra che la scomparsa dell’Amazzonia dipende dall’aumento illegale di aree destinate a pascolo a causa della domanda delle grandi catene internazionali. Chi compra al supermercato prodotti contenenti carne è complice (colpevolmente inconsapevole) della distruzione della più grande area verde del pianeta. Nel mondo ci sono più di un miliardo di vacche, un quarto della superficie terrestre serve per il bestiame. Negli USA la carne è un business formidabile. 36 miliardi di dollari, il 7% del volume di affari dei supermercati, ma solo lo 0,2% dell’intera forza lavoro USA. Un plusvalore stratosferico. Il mondo, in questo modo, diventa un immenso scannatoio a ciclo continuo.
Il 70% dei cereali prodotto negli Stati Uniti viene utilizzato per l’alimentazione animale. Tra gli animali domestici i bovini sono i convertitori meno efficienti di energia: per fare un kg di carne di manzo ci vogliono nove kg di mangimi e quasi la metà dell’acqua dolce consumata negli States è destinata alle coltivazioni di alimenti per il bestiame.
Si calcola che chi mangia animali (pesci compresi, ovviamente) consuma le risorse della Terra quattro volte più di chi non lo fa, contribuendo alle morti per fame nei paesi sottosviluppati; basterebbe questa affermazione per fornire ampie motivazioni alla scelta vegetariana.
Va spezzata inoltre una lancia a favore dei prodotti di origine biologica o comunque coltivati con il metodo della lotta integrata, che eliminano o perlomeno riducono l’impatto dei tanti veleni utilizzati in agricoltura. Veleni che, oltre ad essere presenti nel prodotto stesso (secondo uno studio di Legambiente effettuato nel 2009, metà della frutta venduta ha un contenuto di pesticidi oltre i limiti di legge), finiscono poi nel terreno e nell’acqua che beviamo.
A proposito di bere… da estirpare sarebbe anche l’assurdo vizio, tutto italiano, di consumare acqua minerale anche in zone in cui quella di rubinetto è di ottima qualità. A parte gli scandali che ogni tanto interessano questo settore (eccessi di arsenico, manganese, nitrati ed altre schifezze che ogni tanto vengono rilevate in quantità eccessive nelle acque minerali), va ricordato che bere acqua minerale significa incoraggiare un via vai dei soliti TIR che portano l’acqua piemontese ai marchigiani e quella abruzzese ai sudtirolesi: semplicemente allucinante! Non si dimentichi inoltre che la stragrande fetta del mercato delle acqua minerali è in mano a poche e potenti multinazionali, che stanno lavorando affinché un bene di tutti come l’acqua venga privatizzato! A quel punto bisognerà pagare anche per dissetarsi e le conseguenze sulle popolazioni del Terzo Mondo sarebbero devastanti. A tale proposito si può approfondire l’argomento a questo link.
Un altro appello è quello di evitare l’olio di palma, non solo per la mediocre qualità di questo prodotto e per gli effetti deleteri sulla salute umana, ma anche per la deforestazione selvaggia che, in funzione della palma da olio, viene portata avanti in paesi quali l’Indonesia, la Costa d’Avorio, l’Uganda, con atti di violenza nei confronti delle comunità locali che si oppongono all’espansione di questa monocoltura. L’olio di palma, per il suo basso costo, è presente in molti alimenti (margarina, prodotti dolciari ecc.), ma non sempre è possibile verificarne la presenza, in quanto talvolta indicato tra gli ingredienti con la generica dicitura “grassi vegetali”. Evitiamo questo prodotto, se vogliamo bene al mondo!
L’ultima raccomandazione, non certo per importanza, è anche la più semplice: mangiare meno! Alcuni studi dimostrano che molti di noi assumono ben mille calorie in più al giorno rispetto al reale fabbisogno. Questo perché, a fronte di stili di vita sempre più pigri (auto, ascensori, lavori d’ufficio…), si viene quotidianamente bombardati da messaggi pubblicitari che invitano al consumo di cibi sempre più gustosi, elaborati e grassi; in un parola… calorici!
Alla prossima spesa proviamo a tenere a mente le considerazioni esposte in questo pezzo: ci garantiranno un risparmio sia in denaro che in salute!
Sarebbe bello un mondo in cui non ci si divora tra esseri viventi, ma anche le piante forse “vivono” e “sentono”, allora dovremmo rinunciare anche alle insalate? E purtroppo non abbiamo un apparato digerente che metabolizzi i sassi o l’aria. Se dunque un mondo senza macellerie è utopia (io comunque mangio poca carne e quasi tutta bianca), non dovrebbe essere utopia un mondo nel quale chi tratta in un certo modo gli animali destinati al macello vada in galera! Ma si sa: la vera BESTIA è l’UOMO!