Perché sono diventato vegetariano
Ho scritto questo articolo molti anni fa, poco dopo il 2000. Da allora molte cose sono cambiate, perché la scelta vegetariana è solo il primo passo di un cammino che deve portare all’eliminazione totale (o quasi… vivere da asceta è difficile al giorno d’oggi!) di ogni prodotto di origine animale.
La reazione di chi viene a conoscenza del mio passaggio a una dieta vegetarian-vegana (permettetemi di chiamarla così…) è ormai talmente prevedibile e standardizzata che mi sono stufato di esporre le mie argomentazioni a riguardo. In un mondo in cui il potere dei grandi centri di produzione è giunto a livelli pazzeschi, chi fa certe rinunce viene visto con compassione, le sue scelte sottolineate con malcelata ironia, le idee accolte da una scettica insofferenza.
Uno dei motivi principali di un simile atteggiamento è il disinteresse che si constata quando si toccano determinate questioni; basterebbero invece pochi minuti per documentarsi e concludere che spesso le nostre abitudini alimentari si basano sulla paura e sulla sofferenza e che ciò che ci fanno mangiare è MERDA.
Io l’ho fatto, e il quadro che ne viene fuori è desolante, davvero.
Sono convinto che chiunque abbia un minimo di sensibilità e rispetto verso creature che qualcuno dice appartenere a Dio non potrà che essere toccato da ciò che segue.
Ma prima di parlare delle loro sofferenze, riporto una serie di inoppugnabili considerazioni.
-Esistono, come in ogni ambito delle attività economiche, potenti lobby (produttori di mangimi, macellatori, salumifici, industrie dell’alimentazione) che spingono per un forte consumo di carne e condizionano le autorità politiche.
-Molte partite di carne, pesce e loro derivati sono insalubri a causa del loro contenuto in diossina, antibiotici (metà della produzione mondiale è destinata alla zootecnia), cortisonici, erbicidi, ormoni e altri cocktail di farmaci utilizzati spesso negli allevamenti intensivi per portare l’animale al massimo rendimento e aiutarlo a sopportare condizioni di vita difficili dovute alla promiscuità e alla diffusione di infezioni di vario tipo.
-È impossibile esercitare un controllo capillare sia dei mangimi che degli animali destinati all’alimentazione umana.
-È innegabile l’incidenza nei consumatori abituali di carne e derivati animali (latte compreso) di tumori dell’intestino e del retto, del colon, del seno, della prostata, dell’utero e di altre patologie (malattie coronariche, diabete, trombosi, osteoporosi, artrite, malattie renali, obesità e ipertensione) che hanno invece trovano una diffusione molto più bassa nei vegetariani.
-Molti personaggi storici o dei nostri giorni hanno aderito al vegetarianismo; tra essi Albert Einstein, Ghandi, Leonardo Da Vinci, Franz Kafka, Martin Luther King, Gustav Mahler, Rousseau, Gorge Bernard Shaw, Lev Tolstoj, Voltaire, Richard Wagner, Charlie Chaplin, Margherita Hack, Carl Lewis, John Lennon, Martina Navratilova, Umberto Veronesi.
-L’inquinamento dovuto ai nitrati contenuti negli escrementi compromette le falde acquifere e contribuisce ad aggravare il problema dell’eutrofizzazione di fiumi e mari. Cito Wikipedia: “fino a quando la più ridotta popolazione degli animali allevati poteva essere accolta su vaste aree rurali, le deiezioni animali rappresentavano un’importante risorsa per la concimazione del terreno. Ma a seguito della crescita esponenziale del numero di animali allevati parallelamente all’espansione delle aree urbane, si sono diffusi sempre più gli allevamenti intensivi, responsabili di una sovrabbondante produzione di deiezioni animali dovuta all’elevato numero di animali concentrato in uno spazio ridotto. In questa nuova condizione il territorio circostante lo stabilimento non è più in grado di assorbire efficacemente l’enorme quantità delle deiezioni prodotte, cariche di contaminanti ambientali che finiscono per depositarsi nella acque di superficie e nelle falde acquifere, con gravi effetti per l’ecosistema, la vita animale e vegetale e la salute umana. Si stima che un unico manzo produca in un solo giorno oltre 20 chilogrammi di sterco, e un allevamento medio, con 10.000 capi, può produrre fino a un totale di 200 tonnellate di sterco al giorno. Secondo il Worldwatch Institute, solo in Cina vengono prodotte ogni anno 2,7 miliardi di tonnellate di deiezioni animali, una quantità pari a 3,4 volte la quantità di rifiuti solidi prodotti dall’intera popolazione cinese.”
-Quando fu dato l’allarme a causa della BSE (la malattia della “mucca pazza”) dovuta all’utilizzo di mangimi di origine animale, molti allevatori italiani organizzarono al Brennero imponenti blocchi ai prodotti di origine straniera, spergiurando sulla genuinità della carne nostrana, salvo poi essere svergognati dalle decine di casi di mucca pazza made in Italy. Non si può chiedere all’oste se il vino è buono, è chiaro che cosa risponderà…
–C’è molta ipocrisia negli appelli per le migliaia di bimbi morti quotidianamente per fame e sete, considerato il fatto che per ogni kg di carne prodotto se ne potrebbero generare con lo stesso impiego di risorse circa 17 di grano (si parla, in questo caso, di “svantaggioso indice di conversione alimentare”) e che per l’allevamento delle bestie serve una quantità d’acqua molto maggiore di quella necessaria per coltivare soia, cereali o verdure per il consumo diretto umano (una vacca da latte beve fino a 80 litri d’acqua al giorno!).
Dal sito oanimalista.altervista.org riporto: “Prendiamo un ettaro di terreno agricolo. Se ci piantiamo patate riusciamo a far mangiare 22 persone. Se coltiviamo riso ne nutriamo 19. Se produciamo mais si mettono a tavola in 17. Con fagioli e piselli accontentiamo 9 persone. Poniamo invece di produrre carne. Prima coltiviamo il terreno con cereali o soia per nutrire il bestiame, poi uccidiamo gli animali per mangiare la carne. Con la carne prodotta si riesce a sfamare solo una persona se si tratta di carne di manzo; due se alleviamo polli; tre per i maiali.
Questi argomenti dovrebbe bastare e avanzare per indurre ad una scelta vegetariana, ma devo constatare che molti difendono strenuamente i propri appetiti adducendo giustificazioni di vario genere; giustificazioni che DEVONO cadere non appena si tocca l’argomento SOFFERENZA degli animali coinvolti in tutto ciò. Perché dietro ogni banchetto a base di carne, pesce e prodotti di allevamenti intensivi c’è qualcosa di obbrobrioso, vomitevole, indegno di una società che vorrebbe definirsi civile. Il problema è che spesso si preferisce far finta di non vedere per non avere fastidiosi problemi di coscienza.
Mangiare carne significa ingozzarsi di sofferenza! Al giorno d’oggi buona parte della spesa alimentare in Italia è costituito da carne e derivati. Secondo l’Istat, nel 2008 sono stati macellati oltre 24 milioni di animali tra bovini, bufalini, suini, ovi-caprini, suini e equini (nel 2021 sono diventati oltre 40 milioni!!! (Fonte: http://dati.istat.it/) A questi vanno aggiunti oltre 16 milioni di conigli e 617 milioni di avicoli e volatili selvatici (Istat, 2019). Solo in Italia, quindi, nel 2007 si è superato il mezzo miliardo di animali uccisi e dieci anni dopo si è superata quota 600 milioni (Dati reperibili sul sito ISTAT cercando “macellazioni”). Su Wikipedia si legge che secondo le statistiche della FAO (2007) in tutto il mondo ogni anno vengono uccisi, per fini alimentari, circa 56 miliardi di animali (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2367646/), senza contare i pesci e gli altri animali marini.
Che vita fanno queste bestie? Nella maggior parte dei casi si tratta di condizioni fuori di ogni decenza; lo dimostrano le indagini di alcuni attivisti di Essere Animali, che si sono fatti assumere sotto copertura nei macelli e hanno documentato lo strazio. Stipati in spazi angusti, l’unica attività che è permessa loro è quella di ingrassare, oppure di produrre latte con le mammelle martoriate dalla mastite, una malattia infiammatoria provocata dall’innaturale produzione di latte richiesta all’animale. In ogni caso si tratta di una prigionia che è solo un’attesa della propria morte.
Le sofferenze per gli animali da allevamento hanno fine solo col loro abbattimento: ma anche il viaggio verso il macello è spesso fonte di notevoli supplizi, stipati in camion, soffrendo fame e sete, esposti alle intemperie e ad un fortissimo stato di stress che libera ulteriori sostanze velenose nell’organismo.
L’ultimo strazio è quello di assistere alla morte dei propri simili. Si tratta di animali perfettamente in grado di capire ciò che li sta aspettando. Fa venire i brividi provare ad immaginare quanto terribile possa essere una tale consapevolezza.
Dal sito saicosamangi.info riporto: “Gli agnellini vengono strappati alla madre a poche settimane di vita, caricati su un camion, e dopo un viaggio estenuante arrivano nei macelli. Lì vengono presi, appesi a un gancio per una zampa posteriore, e storditi con la corrente. Data la scarsa efficacia con cui si dosa la scossa elettrica prima del dissanguamento, accade spesso che gli agnelli siano accoltellati e ancora coscienti si dissanguino nonostante i loro vani sforzi per scappare, sotto lo sguardo atterrito degli altri animali che attendono.”
CARNE BIANCA, ANZI ANEMICA Ai vitelli da carne vengono inflitti veri e propri tormenti perché possano produrre quelle bistecche bianche e tenere (la mitica fettina) tanto richiesta dal mercato. Il vitello viene costretto in un box strettissimo, dove è impossibile per l’animale persino girarsi. I produttori devono assicurarsi che le mucche da latte abbiano una gravidanza ogni anno, per mantenere la lattazione. I piccoli vengono tolti alla madre subito dopo la nascita, un’esperienza che è tanto dolorosa per la mucca quanto terrificante per il vitello. Spesso la madre manifesta i propri sentimenti con incessanti richiami e muggiti, che durano per giorni dopo che le è stato tolto il piccolo. Ma in questo modo essa in poco tempo è nuovamente disponibile alla monta. Il vitello viene alimentato solo con latte scremato e mangime carente di ferro affinché le sue carni abbiano il grado di anemia desiderato. Fra gli individui tenuti in questa maniera sono diffuse polmoniti e diarree, sicché bisogna intervenire spesso con somministrazioni di farmaci. E solo dopo sei mesi di calvario arrivano al macello, spesso con le zampe legate fra loro perché il sovrappeso li rende incapaci di camminare e le fratture deprezzerebbero la pregiata muscolatura della coscia.
È chiaro o qualcuno finge ancora di non capire??? La carne bianca che si dà ai bimbi perché crescano meglio è carne di animali deboli e anemici!
SOFFERENZA PER TUTTI I bovini non sono certo gli unici animali allevati in condizioni terribili; i polli allevati in batteria, ad esempio, sono nutriti con un mix di resti dei compagni già macellati, pesce e feci che sono ovunque, considerato l’estremo affollamento in cui vivono. Quando migliaia di polli sono costretti in spazi troppo stretti, molti di essi si beccano furiosamente e ossessivamente l’un l’altro. Poiché un animale con la carne segnata dalle beccate è meno vendibile, gli allevatori hanno risolto il problema asportando ai polli la parte terminale del becco con una lama rovente un’operazione assai dolorosa che non diminuisce certo l’aggressività degli animali, ma ne annulla gli effetti. Alimentando un pollo con un miscuglio di ormoni della crescita e di antibiotici aggiunti al mangime, esso raggiunge la sua massima taglia in sole sei settimane, incrementando di 50 volte il peso che aveva alla nascita. A questo punto il volatile è così pesante da non potersi nemmeno reggersi sulle zampe: del resto non gli servirebbe a nulla, visto che è già pronto per il macello.
Anche i maiali non se la passano bene nei paesi cosiddetti sviluppati, dove la zootecnia industriale detta legge. Buona parte dei suini viene fatta crescere in gabbie anguste, sicché i poveri animali passano il loro tempo a mordere ossessivamente le sbarre. Le scrofe gravide vengono messe in gabbie così strette da non permettere loro né di girarsi né di sdraiarsi. Queste particolari gabbie sono concepite in modo che il prolifico animale non schiacci i suoi piccoli, ma sono degli autentici strumenti di tortura e rendono il momento del parto tremendamente traumatico. E ci sono mattatoi dai quali transitano anche 2000 suini in una mattina. Quando gli inservienti applicano agli animali le pinze elettriche, non possono certo andare troppo per il sottile. Così, spesso gli animali finiscono ancora vivi nelle vasche di scottatura, dalle quali devono passare perché siano tolte loro le setole (lo potete vedere qui). Ecco a voi la tanto decantata braciola… BUON APPETITO!
I suini allevati intensivamente subiscono diverse mutilazioni, spesso senza nessuna forma di anestesia o analgesia: mozzamento di una parte della coda (in modo che non se la mordano l’uno con l’altro), castrazione chirurgica, riduzione degli incisivi. Si tratta di operazioni considerate come “inevitabili pratiche di allevamento”.
Sul sito saicosamangi.info si legge: “Nei macelli, i maiali che si rifiutano di entrare vengono obbligati con pungoli o tirati per le orecchie. Vengono storditi con scosse elettriche, ma spesso (anche la metà delle volte) lo stordimento non funziona, e vengono appesi per le zampe posteriori e sgozzati ancora coscienti. Appesi per le zampe, soffrono di lacerazioni muscolari e panico mentre stridono e urlano prima che la loro bocca si riempia rapidamente di sangue. Vengono gettati nelle vasche d’acqua bollente, a volte ancora vivi. In una sola mattinata possono venire uccisi anche 1000 maiali”.
UOVA, LATTE, FORMAGGI, PESCE… Anche la produzione di uova comporta la morte delle galline e dei pulcini maschi. Le galline vivrebbero quindici anni, ma negli allevamenti vengono sgozzate appena il numero di uova prodotte diminuisce (di solito a due anni) per diventare carne di seconda scelta. Chi consuma le uova incentiva quindi anche la produzione di carne, oltre che la morte e lo sfruttamento intensivo di questi animali. I pulcini maschi, inutili al ciclo produttivo, vengono buttati vivi in un tritacarne per diventare mangime o concime, annegati, schiacciati da trattori o semplicemente lasciati morire accatastati in grandi mucchi. Per fortuna almeno per questa inutile strage sembra verranno adottati provvedimenti. Le galline allevate sono sottoposte a intensi trattamenti di antibiotici per sopportare le durissime condizioni di vita alle quali sono costrette.
Non va meglio per latte e formaggi, dove inevitabilmente si accumulano gli eventuali antibiotici, ormoni e quant’altro somministrato ai bovini. Il formaggio è oltretutto quasi sempre viene prodotto con l’utilizzo di caglio animale (un enzima che facilita l’addensamento del latte) ricavato dagli stomaci dei vitelli, macellati nei primissimi giorni di vita. Ebbene sì: dietro ogni porzione di formaggio c’è un vitellino squartato senza tanti complimenti. Si salva solamente il formaggio prodotto con caglio di origine microbica o vegetale .
Il latte? Per anni ci hanno fatto credere che fosse l’alimento per eccellenza. Ma, pensandoci un attimo, viene da chiedersi perché dovrebbe essere adatto agli umani, se viene prodotto da una mucca! Il latte contiene una quantità enorme di ormoni, utili al vitello per i suoi ritmi di crescita, ben maggiori di quelli di un umano. Non è ben chiaro l’effetto che un tale surplus di ormoni abbia nell’uomo.
Sempre riguardo al latte, non va dimenticato la penosissima fine delle mucche a terra, bestie che hanno dato tutto ciò che potevano e che, sfinite, vengono avviate al macello con la forza, talvolta a furia di calci e scosse (guarda i video su laverabestia.org). Il problema è che spesso questi bovini non sono più in grado di muoversi, e finiscono per essere agganciate a trattori o altri tipi di veicoli e trascinati, con i loro corpi che si disarticolano tra sofferenze indicibili. Meglio nascere maschi? Dipende se si preferisce morire subito, in quanto non predisposti alla produzione di latte!
Ma non è finita: anche i pesci sono animali dotati di un sistema nervoso complesso, in grado di provare paura e dolore, che esprimono con suoni che l’uomo non può udire. Costretti a trascorrere la loro vita in vasche anguste, soffrono inevitabilmente di malattie dovute alla in promiscuità e sono quindi anch’essi trattati con farmaci di vario genere; di quelli pescati in mare, tra mercurio, residui del lavaggio delle petroliere e scorie radioattive meglio non parlarne… Un piccolo saggio della sofferenza dei pesci lo trovate qui e qui.
Le immagini riguardanti le oscene mattanze che avvengono nelle tonnare, con l’acqua rossa di sangue, sono ormai note al grande pubblico; anche in questo caso si finge di non vedere per non avere a che fare con la propria coscienza.
A chiudere questa rassegna del terrore rimangono i molluschi, esseri viventi che finiscono la loro vita congelati o bolliti vivi.
LA MIA ESPERIENZA Sono stato anch’io per moltissimi anni un accanito mangiatore di carne. Mi sono cibato di MERDA, ignorando tutto ciò che c’era dietro, con grande compiacimento di chi mi proponeva in TV immagini bucoliche di verdi pascoli alpini e mucche con sorrisi a trentadue denti. Poi ho aperto gli occhi grazie a internet. Da un giorno all’altro ho chiuso con gran parte dei cibi di origine animale. Sto pian piano chiudendo il cerchio, ci sto riuscendo.
Anche il consumo di latte è ridotto a zero. Formaggi e latticini vari finiscono talvolta nel mio stomaco a causa degli innumerevoli alimenti nei quali sono contenuti, ma cerco di limitarli al minimo. Risultato? Non è cambiato NULLA nella mia vita: hanno tentato di terrorizzarmi con presunte deficienze di calcio, proteine, ferro, vitamine e chissà cos’altro. Tutte falsità. Faccio sport come e più di prima, le analisi del sangue dopo anni di vegetarianismo sono perfette e sapere di non contribuire ad un tale vergogna mi fa stare meglio.
Mangio comunque tante di quelle cose che di fame non morirò, di questo posso esserne certo. Anzi, ho capito due cose: primo, mangiamo molto più di quello che servirebbe con, lasciatemelo dire, una produzione di enormi quantità di feci buone solo per inquinare fiumi e mari che, inevitabilmente, prima o poi berremo! Secondo: verdura, tofu, hamburger di piselli e ceci e altre invenzioni vegan sono sorprendentemente gustosi…
Non serve essere eroi per rinunciare a un bicchiere di latte e qualche bistecca; il mondo d’oggi mette a disposizione una tale varietà di cibi e di gusti che non c’è nessun bisogno di far soffrire degli animali per placare i nostri appetiti.
Posso capire che l’appello al vegetarianesimo non avrebbe avuto senso qualche secolo fa, quando la maggior parte della popolazione badava a sopravvivere più che a vivere; ma oggi sì.
Un’ulteriore, inevitabile evoluzione sarà quella del veganesimo; in questo caso, senza nessuna enfasi, si può parlare di un passaggio a uno stadio spirituale superiore. Io ci sto provando, anche se fare attenzione non solo a ciò che si mangia, ma anche a qualunque aspetto della vita che che può comportare sofferenza animale è una sfida ardua!
Ecco alcune foto per chi ancora avesse ancora dei dubbi…
Alcune fonti da cui trarre spunti (e conati di vomito) grazie a immagini e filmati, perlopiù scioccanti e quindi adatti a scuotere le coscienze:
sarcofagia.it
ciwf.it
laverabestia.org
saicosamangi.info
essereanimali.org
viaggisenzaritorno.it
Dal sito sarcofagia.it riporto inoltre questo passaggio, che ritengo il migliore per chiudere il mio pezzo.
Dove ora sorgono i mattatoi un giorno vi sarà una stele commemorativa, su cui sarà scritto:
“In questo luogo, ad imperitura vergogna dell’intero genere umano, milioni di animali muti, indifesi ed innocenti vennero sistematicamente massacrati per essere divorati dagli umani. In questo luogo di spavento e di dolore sono stati versati fiumi di sangue, non per odio, non per vendetta ma per il semplice piacere della gola.”
Se ancora non sei convinto, non posso che augurarti BUON APPETITO!
Io intanto mi sbafo questi gustosissimi crostini vegani