Smartphone: buono o cattivo?
Si fa un gran parlare di telefonini, inquinamento elettromagnetico (o elettrosmog) e malattie che ne possono derivare; dato che lo smartphone è ormai un oggetto che teniamo vicino per gran parte della giornata, ho deciso di approfondire il discorso e devo ammettere che quello che ho letto fa pensare! A cominciare dal fatto che esiste una patologia, la “malattia dei radaristi”, che affligge chi passa il proprio lavoro a contatto con lo stesso tipo di emissioni dei telefoni cellulari. Questa malattia comporta un disturbo chiamato glaucoma (un’alterazione del nervo ottico che può portare alla cecità), distacco della retina, opacizzazione del cristallino: insomma, c’è poco da stare allegri!
Certo che utilizzare il termine “radiazioni” è un po’ troppo generico… di cosa stiamo parlando? In realtà ci stiamo riferendo alle onde elettromagnetiche, ovvero emissioni che si propagano, anche nel vuoto, tramite oscillazioni del campo elettrico e magnetico su piani ortogonali sia tra loro, sia alla direzione di propagazione.
Le onde elettromagnetiche si suddividono in base alla frequenza ed alla lunghezza d’onda, che sono tra loro inversamente proporzionali; quindi più aumenta l’una, più diminuisce l’altra, cosa che si esprime con la seguente formula:
lunghezza d'onda=velocità/frequenza
L’energia trasportata dall’onda è direttamente proporzionale alla frequenza: le onde ad alta frequenza sono di conseguenza più energetiche (e, anticipando l’argomento che verrà in seguito approfondito, anche più pericolose).
In questa immagine viene riassunto quanto detto finora; da notare che, per quanto possa sembrare strano, anche la luce visibile (e quindi i colori) è frutto di onde elettromagnetiche, così come i raggi infrarossi che ci fanno sentire il calore.
Tenendo un occhio sull’immagine possiamo anche ricorrere ad un altro tipo di classificazione distinguendo le onde elettromagnetiche utilizzate per trasportare informazioni (radiocomunicazioni come radio, televisione, telefoni cellulari, satelliti artificiali, radar, radiografie) da quelle destinate a trasportare energia, come il forno a microonde; questa classificazione non è però significativa ai fini della valutazione di eventuali danni biologici.
Dalla figura si deduce inoltre che esistono radiazioni non ionizzanti (frequenze basse) e radiazioni ionizzanti (frequenze alte); queste ultime sono le più pericolose, perché in grado di destabilizzare gli atomi modificando quindi le strutture molecolari dei tessuti biologici e producendo mutazioni del DNA. Nemmeno le prime, però, sembrano essere del tutto innocue. Si ritiene infatti che le radiazioni non ionizzanti possano avere effetti nocivi sugli esseri viventi, tanto che l’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha deciso di inserirle nella classe 2B, che include quegli agenti con possibili effetti carcinogeni.
Per completare il discorso sulle classificazioni si può aggiungere che vengono definiti “campi elettromagnetici” le onde elettromagnetiche di medio-bassa frequenza (elettrodotti, elettrodomestici, frequenze radio televisive…) e “radiazioni elettromagnetiche” quelle a frequenza alta.
Concentriamoci ora sulle microonde, che sono le emissioni non ionizzanti che caratterizzano i telefoni cellulari, anche se un capitolo a parte meriterebbe anche il campo a bassa frequenza delle batterie in essi contenute. Ebbene, le microonde si espandono dal telefono verso tutto quello che c’è attorno. Più si è vicini all’apparecchio, maggiore è l’intensità di queste onde. L’intensità dipende dall’ampiezza dell’onda, che corrisponde alla distanza tra un picco ed un ventre. Facendo un’analogia con le onde del mare potremmo dire che la lunghezza d’onda è la distanza tra due creste (o due ventri), mentre la frequenza è il numero di onde che passa per un punto ogni secondo e l’ampiezza è l’altezza della cresta rispetto al livello medio del mare. Il rischio legato alle microonde è quello dell’innalzamento della temperatura, che può arrecare danno ai tessuti; esse vengono infatti facilmente assorbite dalle molecole d’acqua.
Nell’immagine successiva, ripresa all’infrarosso, è evidente l’aumento di temperatura che si verifica in seguito ad una conversazione con il cellulare. Le microonde, usate anche in alcuni forni casalinghi, sono come detto in grado di riscaldare i tessuti, con la possibilità di danni nelle aree dell’organismo in cui vi è poca vascolarizzazione e quindi minor possibilità di riportare velocemente la temperatura al livello fisiologico. Una di queste aree è l’occhio: ecco spiegata la “malattia dei radaristi”!
Da notare che gli effetti di riscaldamento dei tessuti sono più marcati nei bambini a causa del ridotto spessore delle ossa del cranio. I ricercatori hanno rilevato che il cervello di un bambino di cinque anni assorbe una quantità di microonde quattro volte maggiore rispetto a quello di un adulto e il fluido oculare ne assorbe una quantità oltre 10 volte maggiore. Altro motivo per non tenersi addosso tutto il giorno questo aggeggio…
Fino a qui le cattive notizie; esistono però alcuni accorgimenti per ridurre gli effetti negativi delle onde elettromagnetiche emesse dai cellulari:
-non utilizzarlo quando il segnale di ricezione non è ottimale, per cui l’emissione dell’antenna è massima, ad esempio nei veicoli in movimento;
-evitare i luoghi chiusi (veicoli, abitazioni ecc.) nei quali l’effetto gabbia di Faraday riflette le radiazioni sulle persone presenti;
-ridurre al minimo l’utilizzo in presenza di oggetti metallici posti vicino alla testa o al suo interno, per evitare fenomeni potenzianti gli effetti del segnale quali i fenomeni di riflessione, amplificazione, risonanza, ri-emissione passiva: mezzi per camminare, sedie a rotelle, stampelle metalliche, otturazioni odontoiatriche in amalgama e ponti dentali, placche metalliche, viti, ganci, ornamenti del corpo, orecchini, montature metalliche sugli occhiali.
Ricapitolando: gli effetti della radiazione elettromagnetica sugli esseri viventi, non ancora del tutto chiariti ma probabilmente dannosi, dipendono dalla frequenza della radiazione, dalla sua intensità (l’ampiezza dell’onda), dalle parti del corpo esposte e dalla durata dell’esposizione. Va comunque sottolineato come la frequenza delle microonde non sia certo particolarmente elevata (addirittura inferiore a quella della luce visibile!) e non abbia effetti ionizzanti; cerchiamo in ogni caso di farne un uso accorto e limitato nel tempo!
Grazie delle spiegazioni. Anche il WIFI sarebbe un argomento interessante.