Un addio che sa di arrivederci
In questi anni ho scritto più volte nelle mie strampalate cronache: quando il trofeo Bonatti sembra morto, eccolo rinascere dalle sue ceneri. Con l’entrata in scena di nuovi partecipanti, con nuove iniziative ed idee, con l’impegno dei “vecchi” di questa iniziativa nata ormai oltre 20 anni fa. E secondo me sarà così anche stavolta.
Perché la bicchierata con la quale gli amici del trofeo hanno voluto festeggiare il mio imminente trasferimento in quel di Misano Adriatico la considero una delle tante tappe del trofeo. Anzi, vediamola come un Mendola di Natale anticipata e fatta al tavolo invece che sui pedali. Con la differenza che questa volta l’unico premiato sono stato io
Dopotutto non è la prima volta che, per un motivo o per l’altro, uno degli appuntamenti si svolga in modo, diciamo così, non convenzionale. Basta ricordare le partite a bocce, le escursioni a piedi, le prove annullate in partenza o sospese a metà per il maltempo, con un precipitoso ritiro in qualche bar davanti ad una bevanda calda… insomma, questo è stato uno dei tanti ritrovi, e forse nemmeno il più strano!
Ringrazio tutti per i pensieri e per la bella serata. È stato piacevole rispolverare con alcuni di voi ricordi risalenti a molti anni fa, episodi simpatici, con il DS che premiava o penalizzava i suoi atleti in base a criteri che ci strappavano un sorriso: un caffè offerto al momento giusto, una bici appoggiata malamente, una discesa fatta a scavezzacollo, un gesto di incoraggiamento o di generosità verso un compagno, che il DS sapeva cogliere e ricompensare. È grazie a Carlo se la tradizione è continuata, è lui che ha cementato il gruppo, che ha poi proseguito nella sua memoria.
Non è un addio. È un arrivederci.
Sulla Mendola, sul Colle, sui saliscendi marchigiani, da qualche parte ci ritroveremo ancora a fare i matti.
A presto!
Grazie a te, Marco. ma soprattutto a Carletto, ho scoperto un modo di andare in bici in compagnia, lontano dagli stereotipi dei grupponi, in cui l’unico scopo è quello di primeggiare, di godere vedendo quanta gente si è riusciti a staccare, di giudicare altri ciclisti in base alla bici e alla forma che hanno.
Io sono, e rimarrò, un ciclista solitario, ma se Bonatti chiama, risponderò: “presente!”