Un’Italia diversa
L’Italia è un paese di teleimbonitori, di mezze tacche della politica e di personaggi di una miseria sconcertante che salgono al potere grazie all’inerzia e alla colpevole ignoranza di chi si fa menare per il naso con l’eterno ritornello della “luce in fondo al tunnel”.
Per fortuna esiste un’Italia diversa, anche se malinconicamente relegata all’angolo…
Nota bene: ho scritto questo pezzo nel 2016.
Mi è capitato, quasi per caso, di assistere ad una conferenza organizzata dal comitato di Bolzano della Società Dante Alighieri avente per tema “Il pensiero politico di Dante”. Il relatore Massimiliano Traversino, dottore in giurisprudenza, è un personaggio che nonostante la giovane età è già noto in campo internazionale grazie alle ricerche sulle relazioni tra la storia delle istituzioni medievali e la contemporanea evoluzione del pensiero filosofico e teologico; egli può vantare una serie di incarichi di prestigio, come per esempio la partecipazione a convegni internazionali presso illustri università europee.
Con queste premesse non potevo che andare a colpo sicuro; in effetti dalla relazione ho tratto ottimi spunti riguardo ad argomenti dei quali sono un po’ a digiuno (la storia della letteratura non è mai stata il mio forte…).
A sorpresa, però, non è stato questo l’aspetto più interessante dell’incontro. Una volta terminata l’esposizione del Dr. Traversino, del quale ho ammirato l’assoluta competenza in materia, i toni pacati e la dialettica asciutta, è stato dato avvio al classico rituale delle domande del pubblico. Solo a quel punto mi sono reso conto di essere circondato da personaggi di una certa caratura culturale (relatori di precedenti serate, studiosi ed esperti di Dante ecc.), appartenenti a quella che potrebbero essere definita, con un termine in voga, intellighenzia.
Per me che vivo nel mondo “normale”, dove per sentirsi una spanna sopra la media basta masticare un po’ di scienza, saper argomentare sui principali argomenti di attualità che non siano gossip e non commettere strafalcioni quando si scrive in italiano, è stata un’esperienza particolare: mi sono sentito un po’ il “parente povero” della compagnia. Seguivo il filo del discorso, conoscevo le figure storiche di cui venivano citati senza problemi aneddoti e massime, ma non so fino a che punto avrei potuto partecipare attivamente al dibattito.
Un piccolo bagno di umiltà ma anche un’esperienza interessante, che mi ha fatto incontrare un’Italia diversa, colta e attenta, a cui non sfugge la mediocrità della politica d’oggi, perché inevitabilmente in politica ad un certo punto si è scesi (e, purtroppo, il verbo nella sua accezione più negativa è in questo caso più che azzeccato).
Ebbene, ho constatato che la classe politica attuale, tranne le dovute eccezioni (non sono “tutti uguali”, per fortuna) non è per nulla l’espressione di questo ceto acculturato. Con piacere ho assaporato la fine ironia e la critica tagliente, che mai sconfina nella cattiveria, verso gli strani figuri che si alternano al governo fingendo di avere a cuore le sorti d’Italia, ma soddisfacendo in verità brame di potere e infantili manie di protagonismo.
Nani della storia, che nei libri dei prossimi secoli saranno liquidati in poche righe, messi a nudo e ridicolizzati con poche, inoppugnabili considerazioni che spesso non raggiungono il popolo e che, quando lo raggiungono, semplicemente non vengono afferrate.
Dall’incontro sono uscito con un piccolo bagaglio di conoscenze supplementari, ma anche con rabbia… perché l’Italia fin dalla sua nascita (e anche prima!) è così: una massa enorme di persone disinformate, inerti e facilmente manovrabili contrapposta a una minoranza che ha coscienza di quanto accade, ma che è spesso impotente. Basta aprire un libro di storia per verificare che nel nostro Paese a combattere (e non di rado morire) per alti ideali è (quasi) sempre stato un ristretto gruppo di sognatori; il popolo rimane generalmente passivo, se non ostile, imbonito dalla propaganda di regime (che oggi viaggia sui media) e, negli ultimi anni, ulteriormente instupidito dai social network, dove tutti postano a profusione annegando i pochi contenuti meritevoli in un mare di idiozie.
La scoperta di un’Italia diversa è stata una consolazione; magra, certamente, ma pur sempre la constatazione che un’Italia diversa ancora esiste.